8.50

In Stock

Un albero che “sanguina” una volta inciso producendo una copiosa linfa rossa, insieme ai semi di Anadenanthera è l’ingrediente principale di diverse snuff e preparati allucinogeni amazzonici.

Nella corteccia sono stati identificati 5-MeO-DMT, DMT e bassi livelli di betacarboline; le snuff prodotte con la linfa mostrano una simile composizione chimica ma concentrazioni superiori di 60-200 volte.

L’ESTRAZIONE DEGLI ALCALOIDI E’ UN ATTO ILLEGALE: IL PRODOTTO NON VA CONSUMATO IN NESSUN MODO, PUO ESSERE USATO SOLO COME INCENSO O CAMPIONE BOTANICO.

8.50
forma Intera Tritata In polvere
quantita 50g 250g
Azzera selezione

Descrizione

La letteratura scientifica suggerisce che Virola thediora possa avere potenziali proprietà allucinogene [22], depressive [23], antiossidanti [24], gastroprotettive [24].

Viene impiegata da diverse tribù amazzoniche localmente per il trattamento di stomatiti, irritazioni genitali, candida ed altre micosi.

Sembra anche che una specie di Virola non identifica sia stata usata internamente come contraccettivo.

Le concentrazioni di alcaloidi della corteccia non sono molto alte, da estrazioni recenti pubblicate su erowid risulta circa lo 0,05% di 5-Meo-DMT (una triptamina allucinogena estrememente potente): la maggior parte dei tantativi di estrarre ed isolare il composto sono stati degli insuccessi.

Alcune tribù amazzoniche aggiungono la corteccia all’ayahuasca, la combinazione con i MAO-I infatti aumenta notevolmente i sintomi dell’intossicazione.

Ci sono circa 40 specie nel genere Virola, il legname di questi arbusti tende a diventare rossastro dopo la raccolta. Quasi tutte, se non tutte, secernono un essudato rosso denso una volta che la corteccia interna viene incisa o rimossa. La V. thediora è una delle specie più comuni in Sud America e cresce a Panama, Guaiana, Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù.
La nomenclatura è ancora controversa: alcuni considerano V. thediora e V. elongata specie diverse, altri le considerano sinonimi, altri ancora le identificano con una terza specie, V. cuspidata. La revisione tassonomica più recente riporta V. thediora, elongata, cuspidata, rufula e calophilla come sinonimi [1].

Descrizione:
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Magnoliales
Famiglia: Myristicaceae
Genere: Virola
Specie: V. theiodora
Nativo: Nord America
Plant Hardiness Zone: 10-12
Virola thediora è un alberello della famiglia della noce moscata che cresce fino a 30m d’altezza.
Il tronco raggiunge un diametro di 43cm circa ed è coperto da una corteccia liscia di colore grigio e marrone.
Il frutto di forma ellipsoidale o subglobulare ha un diametro di circa 10-15 cm.

Coltivazione:
I semi germinano molto facilmente, è un pianta molto facile da coltivare:
-Mettere i semi in frigo per una settimana, ma potrebbero volercene anche due per la germinazione; quindi piantati in vasetti con un po di terriccio.
-Mantenere umido il terriccio fino al quando non spuntano le prime foglioline.
-Trapiantare i semi in primavera, in un terreno fertile e ben drenante. Preferisce mezza giornata d’esposizione solare.
-Dipende dal grado di drenaggio e dal clima, ma bisognerebbe innaffiare le piantine circa tre volte alla settimana in estate.
-La raccolta avviene di solito a circa 120 giorni dalla semina.

USO MEDICINALE
Nell’herbarium dell’Istituto Botanico a Caracas in Venezuela è custodito un campione di Virola thediora dove è stata annotata l’applicazione nel trattamento delle ulcere aftose. La droga è stata prelevata dal Delta dell’Orinico, si ipotizza che questa informazione provenga dalla medicina tradizionale dei nativi Warao.

I Tirios del Suriname sud-occidentale applicano la resina rossa su afte e micosi epidermiche; i Wayana la usano localmente per trattare le irritazioni genitali [2].

Nella Guaiana l’essudato di diverse specie di Virola viene impiegato contro candidasi e cataratta [3], queste applicazioni erano già state riportate nel 1775 dal botanico francese Aublet.

Sembra anche che una specie non identifica sia stata usata come contraccettivo dalle tribù del Rio Negro, ma non si hanno notizie sulla parte impiegata e la sua eventuale preparazione [4].
McKenna riporta che la corteccia di un’altra specie non identificata viene fumata insieme al tabacco dagli stregoni brasiliani [5].

VELENO
Il primo a documentare l’uso del lattice di Virola nelle attività venatorie è stato l’italiano Biocca che aveva acquisito l’informazione da un gruppo Yanomamö del Rio Cauaburí [4].
V. thediora in particolare viene utilizzata da un gruppo waika dell’area del Rio Totobí.

I nativi intingono più volte le punte nella resina collocata a strati facilitando il procedimento con un gentile riscaldamento sul fumo del fuoco. Affermano che l’azione del veleno di Virola è molto lenta e costringe il cacciatore ad un lungo inseguimento [6].
Al contrario Lizot riporta che solo la prima freccia sortisce un effetto sull’animale, altri colpi sarebbero inutili [7].

Gli italiani Galeffi et al. hanno analizzato un campione del veleno usato dagli Yanomamo rivelando un alta concentrazione di 5-MeO-DMT e l’assenza di sostanze direttamente tossiche [8].
Si ipotizza che il composto causi qualche disturbo nel comportamento dell’animale rendendone più facile la cattura.

SNUFF ALLUCINOGENA
Fino agli anni ’50 si pensava che fossero i semi di Anadenanthera gli ingredienti unici delle snuff allucinogene amazzoniche e che venissero impiegati anche nelle zone dove la pianta non cresceva [9]. La scoperta della resina di virola ha rivoluzionato questa visione e aperto la strada allo studio di altre Myristicaceae allucinogene diffuse in Amazzonia.

Le snuff vengono chiamate dalle varie tribù con diversi nomi: tyá-kee, yá-to e paricá in Colombia; epéna, ebene, paricá e nyakwána in Brasile; cumala in Perù; camaticaro, cedrillo, cuajo in Venezuela [10].
Questi nomi sono poco indicativi: parica può anche riferirsi all’Anadenanthera e epéna o ebene viene usato come termine generale per snuff indipendentemente dalla composizione botanica.

I Tukano credono che la snuff sia stata acquisita direttamente dai testicoli del dio Sole che si era ferito accoppiandosi con la figlia. Infatti conservano la polvere in contenitori chiamati muhipu-nuri, “pene del sole”. L’assunzione della resina permetterebbe ai nativi di entrar in contatto con Viho-mahse, “l’uomo snuff”, che vive nella Via Lattea [11].

Preparazione
Un primo report del 1938 aveva suggerito che fossero le foglie di Virola ad essere impiegate per la produzione della snuff [12], Schultes è passato poi allo studio dell’essudato, prima chiaro e liquido e poi rosso e denso [6].
Tuttavia si è visto che la droga era costituita in realtà dalla linfa dello strato cambiale appena al di sotto della corteccia.
Solo i nativi Paumari dell’Amazzonia centrale usano tutta la corteccia [13].

Schultes descrive nel dettaglio la preparazione presso i Puinave: la corteccia di Virola viene raccolta durante le prime ore del mattino prima che il sole abbia toccato il tronco, altrimenti viene pregiudicata la quantità e la potenza del lattice.
I fasci vengono lasciati a mollo in acqua per circa mezz’ora, quindi si raschia l’essudato coagulato sullo strato interno con un coltello.
Il materiale raccolto viene messo in un pentola, poi impastato e pressato con una piccola quantità d’acqua che diventa subito torbida e fangosa.
La soluzione viene filtrata diverse volte quindi viene aggiunta ulteriore acqua fino a riempire la pentola che viene poi messa a cuocere a fuoco lento per 3-4 ore.
Durante la cottura si forma una schiuma sulla superficie della soluzione che viene sistematicamente rimossa con un pezzo di corteccia.
Alla fine rimane uno sciroppo bruno molto denso che viene essiccato e ridotto ad una polvere rossa.

Diverse tribù della Colombia mischiano la polvere di Virola con delle ceneri vegetali come quelle ottenute dalla corteccia del cacao selvatico (Theobroma bicolor e T. subincanum) [14].
Tra gli Yanomami del rio Tototobi una porzione della resina viene carbonizzata durante l’ebollizione, quindi polverizzata a parte e miscelata con la parte buona in un secondo momento.
Le basi servono probabilmente a facilitare essiccazione e conservazione, oltre a rendere gli alcaloidi più biodisponibili.

Le tribù stanziate attorno all’Orinoco preparano delle fette sottili dallo strato cambiale della pianta, tra tronco e corteccia, quindi le essiccano lentamente vicino ad un fuoco.
In questo modo le possono conservare per i periodi di penuria: prima dell’uso le reidratano facendole bollire per qualche ora quindi filtrano il liquido e lo riducono ad uno sciroppo denso. Questo viene seccato ulteriormente, quindi polverizzato e setacciato.
La polvere viene miscelata insieme ad una stessa quantità di foglie di Justicia pectoralis var. stenophylla.
Infine aggiungono le ceneri della corteccia di Elizabetha princeps.

Presso altri gruppi Waika invece l’albero viene direttamente abbattuto e le fasce della corteccia poste su un fuoco con la parte esterna rivolta verso le fiamme.
Il calore provoca la fuoriuscita copiosa del lattice che viene raccolto a più riprese, quindi riscaldato a fuoco lento.
Ne risulta una densa spessa di colore rosso ambra, che viene impiegata direttamente senza altri ingredienti [6].

I Sanama, un altro sottogruppo stanziato nel territorio di Roraima in Brasile, raschiano la resina dalla corteccia con l’ausilio di punte di freccia che vengono conservate in un contenitore di bambù.
Le punte infuse vengono utilizzate sia nelle attività venatorie che per ricavarne la snuff allucinogena [15].

Effetti e posologia
Gli effetti d’assunzione della resina di Virola tra gli indigeni sono variabili ma in genere comprendono euforia, intorpidimento degli arti, contrazioni spontanee dei muscoli facciali, perdita della coordinazione motoria, nausea, allucinazioni caratterizzate spesso da macroscopia ed infine un lungo sonno irrequieto [16].
Il fenomeno della macroscopia potrebbe essere connesso alle credenze Waika sugli spiriti giganti, hekulas, che vivono negli alberi di Virola ed interferiscono nelle faccende umane [17].

I nativi Waika considerano i dosaggi eccessivi pericolosi e in genere si limitano ad inalare 2 cucchiaini da caffè di polvere, uno per ciascuna narice. L’intossicazione risultante dura circa 1 ora. Generalmente viene riservata esclusivamente agli sciamani [18].
Solo nella parte più nord-occidentale del Brasile viene assunta da tutto il villeggio sopra i 13-14 anni d’età. In alcune cerimonie viene addirittura consumata costantemente per 2-3 giorni in quantità estremamente alte [11].
A Schultes viene riferito della morte di un curandero Purnave causata da un dosaggio eccessivo di snuff [19].

Quasi tutte le tribù la impiegano per via inalatoria, ma in misura minore viene anche fumata o assunta oralmente.
Ad esempio i nativi Bora e Witoto del bacino amazzonico colombiano la comprimono in pellet da ingoiare o disciogliere in acqua.
Anche i Muiname localizzati attorno a Leticia assumono queste palline oralmente, ma previo mescolamento con delle ceneri vegetali [20].
Sono riportate anche altre admixture utilizzate per i preparati orali come un lichene bianco crostoso non identificato che cresce sulla corteccia della Rinora racemosa; le foglie inumidite di una felce (Anemia sp.) e gli steli spezzati di Philodendron nervosum [21].

ALLUCINOGENO
Il 5-MeO-DMT ha una selettività per il recettore 5-HT1A della serotonina circa 100-1000 volte superiore rispetto a quella per il 5-HT2A. Il primo è il principale target che ne media gli effetti psichedelici, una caratteristiche che lo distingue dagli psichedelici classici e determina i particolari effetti soggettivi della sostanza, nota per indurre esperienze profonde di dissoluzione del sé piuttosto che le classiche visioni geometriche comuni invece col DMT.

Il famoso etnobotanico Jonathan Ott ha condotto diversi bioessay sulla resina di Virola e il 5-MeO-DMT puro freebase assumendoli per via intranasale, sublinguale ed orale [22].

DEPRESSIVO
Mckenna testò oralmente diversi campioni di resina di Virola tra cui un preparato orale prelevato a la Chorrera in Colombia nel 1971, sei provenienti dai villagi Witoto e Bora del Rio Ampiyacu in Peru, quattro dagli Yanomama del Venezuela.
L’impiego orale lasciò supporre che fossero presenti dei composti MAO-Inibitori nella Virola o nelle varie admixture, tuttavia i livelli di betacarboline rilevati nei campioni non erano farmacologicamente significativi.
Gli effetti risultarono più simili ad un ammina pressoria o ad un anestetico generale che non ad un allucinogeno [23]. Quest’articolo approfondisce la questione.

GASTROPROTETTIVO, ANTIOSSIDANTE
C’è solo uno studio farmacologico su V. thediora, la specie più studiata da questo punto di vista è V. surinamensis.
Un estratto idroalcolico di corteccia di V. thediora ha mostrato significativi effetti gastroprotettivi ed antiulcera probabilmente dovuti all’alto contenuto di flavonoidi [24].

Le varie analisi effettuate sulla corteccia di V. thediora hanno dato risultati molto variabili, ma si è visto che questa specie sviluppa alcaloidi in tutte le sue parti.

-Da un campione di corteccia prelevato da Schultes in Brasile risulta lo 0,25% di alcaloidi totali di cui 52% DMT, 43% 5-MeO-DMT, 4% 6-MeO-THC, 1% MMT. In altri campioni era stata identificata anche NMT e la betacarbolina 5-MeO-THC.
Oltre agli alcaloidi sono stati isolati lignani bis-tetraidrofuranici (episesartemina, sesartemina, epiyangabina e yangabina) [23] e composti fenolici (catechina, rutina, acido quinico e gallico) [24].

-I fiori, provenienti sempre da Manaus, hanno dimostrato lo 0,47% di alcaloidi di cui 93% DMT e 7% NMT.

-Nelle radici e nelle foglie sono state trovate piccole quantità di DMT, 5-MeO-DMT e 5-MeO-NMT.

-Le snuff hanno mostrato una composizione chimica simile alla corteccia ma con una concentrazione superiore di circa 60-200 volte, una resina particolarmente potente proveniente dai villaggi Waika del Rio Tototobi è stata 11% di alcaloidi totali di cui 8% 5-MeO-DMT e 3% DMT [25].
Altri campioni hanno mostrato anche la presenza di bufotenina ma probabilmente contenevano anche i semi di Anadenanthera.

1)Rodrigues, William Antônio. “Revisão taxonômica das espécies de Virola Aublet (Myristicaceae) do Brasil.” Acta Amazonica 10.1 (1980): 3-127.

2)Plotkin, Mark J., and Richard Evans Schultes. “Virola: A Promising Genus for Enthnopharmacological Investigation.” Journal of psychoactive drugs 22.3 (1990): 357-361.

3)Wood, B. R. “Forest Products of British Guiana. Part II: Minor Forest Products.(Forestry Bulletin No. 2 (new series)).” (1950): 68-69.

4)Biocca, Ettore. “Viaggi tra gli Indi Alto Rio Negro-Alto Orinoco, vol 2.” Roma. Consiglio Nazionale delle Ricerche (1966).

5)McKenna, Dennis J., GH Neil Towers, and F. Abbott. “Monoamine oxidase inhibitors in South American hallucinogenic plants: tryptamine and β-carboline constituents of ayahuasca.” Journal of ethnopharmacology 10.2 (1984): 195-223.

6)Schultes, Richard Evans, and Bo Holmstedt. “De plantis toxicariis e mundo novo tropicale commentationes II: The vegetal ingredients of the myristicaceous snuffs of the northwest Amazon.” Rhodora 70.781 (1968): 113-160.

7)Lizot, Jacques. “POISONS YANOMANII DE CHASSE, DE GUERRE ET DE PECHE.” (1972).

8)Galeffi, C., Irene Messana, and GB Marini Bettolo. “N, N-dimethyl-5-methoxytryptamine, a component of a dart poison of the Yanoama Indians.” Journal of natural products 46.4 (1983): 586-587.

9)Cooper, John Montgomery. Stimulants and narcotics. 1949.

10)Seitz, George J. “Epena, the intoxicating snuff powder of the Waika Indians and the Tucano medicine man, Agostino.” Ethnopharmacologic Search for Psychoactive Drugs (Eds., B. Holmstedt and NS Kline), Public Health Service Publication 1645 (1967): 315-338.

11)Schultes, Richard Evans, and A. Hofmann. “Plants of the Gods: Their Sacred, Healing, and Hallucinogenic Powers.” (1992).

12)Ducke, A. “Plantes nouvelles.” Arch. Inst. Biol. Veg 4.1 (1938): 5.

13)Prance, Ghillean T., David G. Campbell, and Bruce W. Nelson. “The ethnobotany of the Paumarí Indians.” Economic Botany 31.2 (1977): 129-139.

14)Schultes, Richard Evans. “A new narcotic snuff from the northwest Amazon.” Botanical Museum Leaflets, Harvard University 16.9 (1954): 241-260.

15)Prance, Ghillean T. “Notes on the use of plant hallucinogens in Amazonian Brazil.” Economic Botany 24.1 (1970): 62-68.

16)Schultes, Richard Evans. “DE PLANTIS TOXICARIIS E MUNDO NOVO TROPICALE COMMENTATIONES XXVI: ETHNOPHARMACOLOGICAL NOTES ON THE FLORA OF NORTHWESTERN SOUTH AMERICA.” Botanical Museum Leaflets, Harvard University 28.1 (1980): 1-45.

17)Schultes, Richard Evans, and Elmer W. Smith. Hallucinogenic plants. Vol. 35. New York: Golden Press, 1976.

18)Seitz, Georg J. Einige Bemerkungen zur Anwendung und Wirkungsweise des Epena-Schnupfpulvers der Waika-Indianer. Elander, 1965.

19)Schultes, Richard Evans. “The botanical origins of South American snuffs.” Ethnopharmacologic Search for Psychoactive Drugs. US Department of Health, Education, and Welfare, Public Health Service Publication 1645 (1967): 291-306.

20)Schultes, Richard Evans, and Tony Swain. “De plantis toxicariis e Mundo Novo tropicale commentationes XIII. Further notes on Virola as an orally administered hallucinogen.” Journal of Psychedelic Drugs 8.4 (1976): 317-324.

21)McKenna, Dennis J., GH Neil Towers, and F. S. Abbott. “Monoamine oxidase inhibitors in South American hallucinogenic plants Part 2: Constituents of orally-active Myristicaceous hallucinogens.” Journal of Ethnopharmacology 12.2 (1984): 179-211.

22)Ott, Jonathan. “Pharmepena-psychonautics: human intranasal, sublingual and oral pharmacology of 5-methoxy-N, N-dimethyl-tryptamine.” Journal of psychoactive drugs 33.4 (2001): 403-407.

23)Macre, W. Donald, and GH Neil Towers. “An ethnopharmacological examination of Virola elongata bark: A South American arrow poison.” Journal of ethnopharmacology 12.1 (1984): 75-92.

24)de Almeida, Guilherme Vieira Botelho, et al. “Chemical characterization and evaluation of gastric antiulcer properties of the hydroethanolic extract of the stem bark of Virola elongata (Benth.) Warb.” Journal of ethnopharmacology 231 (2019): 113-124.

25)Agurell, Stig, et al. “Alkaloids in certain species of Virola and other South American plants of ethnopharmacologic interest.” Acta chemíca scandinavíca 23.3 (1969): 903-16.

 

Tutte le informazioni relative ai nostri prodotti vengono fornite a titolo informativo: non vogliono incoraggiare atteggiamenti pericolosi e/o di illegalità.

Le informazioni su etnobotanica, chimica e farmacologia delle varie specie presenti nel sito sono descritte a scopo puramente educativo e non vogliono suggerire nessun applicazione medicinale o alimentare.

I prodotti che trattiamo sono incensi, aromi naturali per ambienti, coloranti naturali, sementi da coltivazione, materiale botanico da collezione/esposizione. Non sono articoli destinati al consumo umano, leggi attentamente termini e condizioni prima di effettuare un eventuale acquisto 

Recensioni

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Epena (Virola thediora)”
Shop
Sidebar
0 Wishlist
0 Cart
Corteccia interna di Virola thediora essiccata
Epena (Virola thediora)
8.50 Scegli

Dovete avere 18 anni per visitare questo sito.

Verificate la vostra età

- -