Il fagiolo da spiaggia è coltivato oggi più che altro per il suo valore ornamentale di pianta rampicante e come foraggio per il bestiame.
I frutti si usano anche per estrarre l’urease che serve ad esaminare in-vitro il valore dell’urea sanguigna.
L’uso medicinale è andato quasi dimenticato, solo in Korea si usa ancora come rimedio per molti disturbi ma nessuno validato dalla scienza: vomito, idropsia addominale, lombaggine renale, asma, obesità, mal di stomaco, dissenteria, tosse, mal di testa, neuralgia, epilessia, schizofrenia, patologie infiammatorie, cancro, emorroidi ed otite.
Estratti a base di fagiolo da spiaggia hanno una significativa azione depressiva sul CNS: in diversi esperimenti sugli animali ha indotto una riduzione dell’attività locomotoria spontanea, oltre a variazioni della temperatura corporea che fanno pensare al coinvolgimento dell’ipotalamo.
Inoltre incrementano l’effetto sedativo ed anestetico di barbiturici e morfina.
Molte specie di questo genere sono state analizzate per la loro azione antiulcerogenica in grado di inibire al 30% la formazione di ulcera peptica già dopo una singola somministrazione.
Il fagiolo da spiaggia stimola la degranulazione delle cellule mastocitarie con conseguente liberazione di istamina ed effetto ipotensivo.
L’antica applicazione come antidoto può essere spiegata dall’alto contenuto di lectine che reagiscono con le glicoproteine inattivando il veleno di molti animali, specialmente scorpioni e centopiedi.
E’ attivo su Bacillus cereus, Bacillus megaterium, Bacillus stearothemophilus, Bacillus subtilis, Staphylococcus aureus e Streptococcus faecalis.
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