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Una pianta rinomata in Medicina Tradizionale Cinese per il trattamento dei disturbi respiratori ma divenuta famosa per le sue proprietà stimolanti sul sistema nervoso centrale.

Contiene alcaloidi efedrinici, per la sua tossicità in Europa è stata bandita dalle preparazioni fitoterapiche. I vapori derivanti dalla combustione della parte aerea essiccata aiuano a dilatare i bronchi. In India credono che possa anche disinfettare gli ambienti.

E’ UNA SPECIE TOSSICA NON ADATTA AL CONSUMO UMANO, LA PARTE AEREA ESSICCATA E’ DESTINATA SOLTANTO AD AROMATERAPIA E FUMIGAZIONI IN AMBIENTI ESTERNI.

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Descrizione

Le proprietà stimolanti [16], dopaminergiche [16], adrenergiche [16], anoressizanti [18], termogeniche [19], ipolipidiche [22], ipoglicemiche [23], afrodisiache [24], anticolinergiche [25], psicotomimetiche [27], serotoninergiche [29], nootropiche [30], analgesiche [31], antiasmatiche [34], antiallergiche [36], immunosoppressive [37], antinfiammatorie [39], sudorifere [40], antisudorifere [41], ipertensive [42], ipotensive [44], antipiretiche [46], antiemetiche [47], antitumorali [48], epatoprotettive [51], antivirali [53], antibatteriche [55], antimicotiche [55] dell’efedra e dei suoi fitocostituenti sono supportate dalla ricerca scientifica.

Viene usata nella cura dell’obesità patologica, i farmaci con alto contenuto di principio attivo sono disponibili solo su prescrizione.

Nella Medicina Tradizionale Cinese è indicata per trattare asma, disturbi polmonari, perdita della libido, eccesso di peso, febbre, raffreddore, mal di testa, febbre da fieno e sudori notturni.

L’intossicazione da efedra sinica è caratterizzata da un marcato effetto stimolante sul sistema nervoso centrale. L’assunzione può provocare disturbi cardiovascolari in base alla dose, ci sono anche dei casi di morte.

Il genere Ephedra è uno dei più antichi gruppi di piante medicinali e comprende 69 specie distrubuite principalmente nelle zone semi-aride dell’ecozona paleartica e neartica, sebbene alcune crescano anche in qualche paese neotropicale. Fu descritto per la prima volta da Linneo nel 1753 basandosi sulla specie tipo Ephedra distichya.
Le prime efedre risalivano al Cretaceo inferiore, circa 125 milioni di anni, dopo questo periodo gli unici reperti sono costituiti dal polline delle piante.
Le stime ottenute dall’orologio molecolare suggeriscono che l’ultimo antenato vivente sia sopravvissuto fino all’Oligocene inferiore circa 30 milioni di anni fa [1]. Tuttavia, il tipo di polline delle efedre contemporanee è morfologicamente diverso da quello degli ultimi rilevamenti, gli pseudosolchi sono ramificati e il numero di pliche è inferiore. Se ne deduce che questa linea derivata, i cui ultimi reperti sono attestati intorno al tardo Cretaceo, si sia evoluta indipendentemente due volte [2].
Ad oggi sono distribuite in tutte le zone aride e desertiche meno che in Australia, hanno una resistenza incredibile alla siccità, crescono anche sopra i 4000 msl nelle Ande ed Himàlaia.
La grande diffusione è dovuta alla struttura dei semi in grado di percorrere chilometri nel vento ed, in misura minore, all’intervento di uccelli ed insetti.

Descrizione

Classe: Gnetopsida
Ordine: Ephedrales
Famiglia: Ephedraceae
Genere: Ephedra L.
Specie: E. sinica
Nativo: Asia
Plant Hardiness Zone: 1-14
L’Ephedra sinica è una pianta perenne a coda di cavallo che cresce fino a 75cm e produce steli senza foglie simili a cannule.
I frutti che produce in tardo autunno sono rossi, contengono molti semini neri piccoli e rotondi.
Cresce ad elevate altitudini in alcune zone aride dell’Asia, necessita di un clima tiepido e molto secco per sopravvivere.

Coltivazione
Non è una pianta difficile da coltivare:
-Premere gentilmente i semi sotto un terreno sabbioso a mezza esposizione solare.
-Mantenere umido il terreno fino alla germinazione.
-Da adulte le piantine possono svilupparsi meglio a piena esposizione solare.
-Resiste a freddo e siccità, teme l’umidità eccessiva.

CINA, GIAPPONE E MONGOLIA
L’Ephedra sinica viene considerata la più antica erba medicinale cinese vantando una tradizione di oltre 5000 anni in Medicina Tradizionale, viene menzionata nell’antico manuale Shennong Bencao Jing scritto tra il 300 e il 200 a.C. [3].
Il nome cinese Ma-huang è simile a quello della cannabis Ma-fen: il sostantivo “Ma” sottolinea infatti le proprietà ricreazionali della pianta come euforia e stimolazione.
E’ stata usata nella medicina tradizionale cinese per trattare asma, disturbi polmonari, della vescica, febbre, raffreddori, mal di testa, febbre da fieno, sudori notturni e come afrodisiaco.
I praticanti taoisti cinesi credevano potesse allungare la durata della vita e la adoperavano durante le cerimonie di magia sessuale.
Nel bacino del Tarim a Xinjiang e della Zungaria a Sinkiang sono stati ritrovati degli steli essiccati di Ephedra sulle mummie in diversi siti datati all’Età del Bronzo, si ipotizza ne facessero uso sciamanico [4].

In Giappone con le radici delle specie di Ephedra si prepara una droga chiamata mao-kon che si crede che abbia proprietà opposte rispetto alla parte aerea, è molto diffusa come antitraspirante [5].

L’E. sinica è una delle specie spontanee più importanti per i Mongoli che la chiamano zhegergen o zeduum.
Mangiano le rosse brattee carnose della pianta fresche o essiccate, in base a quanto riferiscono i report il consumo esagerato provoca il mal di testa. In più ne spremono i succhi che concentrano in una pentola di ferro fino ad ottenere un residuo giallo appiccicoso noto come Mongol-xihir, “zucchero Mongolo”. Le brattee essiccate, povere di alcaloidi, vengono anche usate come sostituto del tè.
Gli steli, la parte medicinale, vengono impiegati per lenire il “calore” dal fegato, arrestare le emorragie, rimuovere masse addominali, attenuare il gonfiore, indurre la sudorazione e curare le ferite [6].

Secondo una leggenda le guardie del corpo di Genghis Khan, che venivano decapitate se si assopivano durante la sentinella, consumavano un te a base di efedra per rimanere svegli [7].

SOMA/HAOMA
Si pensa che l’efedra possa essere l’ingrediente del soma, la mitica bevanda della cultura Vedica.
Il nome cinese infatti dell’Ephedra sinica, Ma-huang, è stato associato al termine avestico Haoma strettamente collegato al vedico soma. Nel Rigveda troviamo quest’ultimo personificato come armato di frecce, potrebbe essere un cenno all’aspetto degli steli della pianta. Altri riferimenti descrivono una specie perenne e tonalità dorate compatibili con gli steli maturi dell’Ephedra sinica. Lo stesso soma viene chiamato “ramoscello” in un verso.
I Parsi di Bombay la importano dall’Iran e ne estraggono il succo, haoma, che somministrato ai nascituri per assicurare loro la longevità. Anche gli Zoroastriani servono l’efedra, ai bambini. Questo costume ha origini ariane e si ripete nel Rigveda riferendosi al soma [8].
Sono stati ritrovati dei fossili di pianta nel vasellame ritrovato nel complesso archeologico battriano-margiano risalente all’Età del Bronzo in Turkmenistan all’interno di un’area rituale, la famosa “camera bianca”, oltre che in un tempio della vicina città di Togolok. Le ceramiche perforate sono state associate dapprima alla preparazione del soma/haoma e i resti a efedra ed oppio. Tuttavia una pubblicazione successiva ha dimostrato che si trattasse invece di Panicum miliaceum in maniera definitiva [9].

MONDO OCCIDENTALE
Samorini ipotizza che l’efedra possa aver avuto un qualche ruolo anche nella preistoria del Mediterraneo sulla base di alcuni dati archeologici, il più antico localizzato nella ragione di confine tra Lorca e Totana in Spagna.
Si trattava del corpo di una donna del II millennio a.C. accanto a cui erano stati rilevati dei pollini di Ephedra ed Artemisia che hanno spinto Lopez Pilar ad immaginare uno scenario da omaggio funebre [10]. Diversamente dal caso del Neanderthal in Iran, in cui si è poi visto che l’accumulo di pollini era causato dall’attività di un roditore [11], la presenza di una netta differenza nella percentuale dello strato del cadavere rispetto a quello inferiore esclusiva per queste due sole specie supporta questa possibilità.

Anche sul territorio italiano c’è qualche evidenza archeobotanica: in 2 degli scheletri rinvenuti nella necropoli di Muracciola Toressina a Roma risalente ai tempi dell’impero Romano sono stati individuati residui di efedrina mediante l’imptonta dentale. Gli autori credono che i defunti, che mostravano i segni di ernia del disco, la consumassero a scopo medicinale, non tanto per le proprietà broncodilatatrici o vasocostrittrici (inutili nel primo caso e deleterie nel secondo) da questi citate ma piuttosto per quelle antinfiammatorie [12].
Un secondo ritrovamento efedrinico più tardo, periodo alto medievale, riguarda 8 dei corpi scoperti nel cimitero di Colonna sempre a Roma. Ma lo stesso Samorini, data la controversa compresenza di muscimolo e soprattutto teofillina in un periodo in cui il tè non era arrivato in Europa, mette in guardia dai metodi d’analisi poco affidabili [13].

L’efedrina fu scoperta nel 1885 da Yamanashi ed isolata successivamente da Nagai nel 1887. Fu testata sui soldati nel corso della Prima Guerra Mondiale rilevando un potenziamento della forza muscolare e della resistenza alla fatica [14].
Gli erboristi occidentali iniziarono subito ad interessarsi all’Ephedra come agente simpaticomimetico e decongestionante riscontrando nel pubblico un ampia popolarità, col tempo si diffusero diversi supplementi a base di efedrina come decongestionanti, antiallergici e dimagranti. Tuttavia nel 2003 l’ingrediente è stato ritirato per poi venire successivamente limitato alla dose massima di 10mg per i rischi cardiovascolari associati, prima negli Stati Uniti nel 2003 e poi in tutta Europa.

STIMOLANTE, DOPAMINERGICO, ADRENERGICO
L’efedrina e le preparazioni a base di efedra sono trai prodotti naturali più popolari ed abusati del mondo sportivo, viene anche usata in ambito ospedaliero nei casi di miastenia gravis, una malattia autoimmune caratterizzata da debolezza muscolare
Gli effetti stimolanti sono mediati complessivamente dai recettori D1, D2 della dopamina ed α1 adrenergici, ma è l’aumento della trasmissione della norepinefrina sugli adrenocettori postsinaptici il principale meccanismo che la differenzia dai comuni agenti eccitanti [16]. Ad oggi un eventuale azione diretta su questi è molto dubbia.
Da studi in vitro si è visto che l’efedrina inibisce l’attività del trasportatore di amminoacidi eccitatori di tipo 3 (EAAT3) attraverso le vie metaboliche PKC e PI3K, contrastando l’incremento e quindi l’anestesia indotta dal propofol o da altri farmaci simili [15].
Ad alte concentrazioni (100–1000 μM) causa l’iperpolarizzazione del potenziale di membrana dei neuroni della pars compacta della substantia nigra (EC50 279 μM), rallentando il tempo di trasmissione spontaneo e riducendo la resistenza di membrana della rete. In più sopprime l’azione del recettore GABA-B stimolando il rilascio endogeno di dopamina, non per via diretta ma attraverso la modulazione dell’noradrenalina o dei sistemi dopaminergici estranei alla SNC [17].

TERMOGENICO, ANORESSIZANTE, IPOLIPIDICO, IPOGLICEMICO
Fin ad un po di tempo i preparati a base di Ephedra venivano venduti come supplementi naturali dimagranti in grado di potenziare il metabolismo e ridurre l’appetito, poi la pianta è stata bandita in USA ed Europa per la sua tossicità [18].
In alcuni esperimenti estratto ha potenziato la termogenesi degli adipociti bruni modulando l’attività della proteina tumorale 53 (P53) [19].
Il potenziamento degli effetti termogenici dell’efedrina ad opera delle metilxantine è dovuto in primo luogo all’inibizione delle fosfodiesterasi (PDE) e, in misura minore, all’antagonismo adenosinico [20]. La caffeina ne potenzia l’assorbimento presumibilmente rallentando lo svuotamento gastrico che viene ritardato anche dalla stessa efedrina [21].
In un altra ricerca un estratto dealcaloizzato di Ephedra sinica ha mostrato un buon potenziale terapeutico nel trattamento dell’iperlipidemia ed un altissimo profilo di sicurezza rispetto agli alcaloidi [22].
Efedrina e derivati inibiscono la dipeptidil-peptidasi IV (DPP-4), un enzima coinvolto nell’omeostasi del glucosio. La somministrazione ha ritardato l’ipoglicemia e migliorato la tolleranza al digiuno dei bambini in risposta allo stress chetogenico. Negli adulti sani ha ridotto l’assorbimento di glucosio mediato dall’insulina [23].

AFRODISIACO
L’efedra ha una lunga tradizione in Cina come afrodisiaco, le proprietà euforizzanti sono simili all’anfetamina ma meno potenti [24].

ANTICOLINERGICO
Ad alte concentrazioni l’efedrina blocca i recettori nicotinici dell’acetilcolina inducendo tremori muscolari e determinado un potenziale postsinaptico eccitatorio come altri agenti anticolinergici non competitivi. Per questo ha mostrato qualche possibile beneficio in alcuni casi di sindrome miastenica congenita (CMS) [25].
Questo meccanismo media lo sviluppo della sensibilizzazione locomotoria con la somministrazione ripetuta [26].

PSICOTOMIMETICO
Ci sono casi isolati di psicosi paranoide indotta dall’efedrina, simile a quelle delle classiche anfetamine con eventuale presenza di allucinazioni uditive e visive. A differenza di queste però non sono stati osservati fenomeni di panico estremo ed il recupero è stato solitamente molto più rapido [27].

SEROTONINERGICO
La somministrazione di efedrina per via intraperitoneale nei ratti alla dose di 50mg/kg ha ridotto la concentrazione di serotonina nel cervello del 25% dopo 1 ora, oltre ad incrementare i livelli di triptofano dell’encefalo riducendo quelli del sangue [28]. Causa anche un blando rilascio centrale di serotonina [29].

NOOTROPICO
La metilefedrina, un alcaloide isolato dall’Ephedra, può eccitare il sistema adrenergico migliorando acquisizione, consolidamento e riproduzione della memoria nel modello animale del disordine del consolidamento della memoria da nitrito di sodio ed etanolo [30].

ANALGESICO
Un estratto di efedra ha attivato il recettore della capsaicina TRPV1 incrementando la soglia del dolore centrale [31].
Sebbene efedrina e pseudoefedrina abbiano entrambe dimostrato un certo effetto analgesico [32], anche l’estratto di Ephedra sinica purificato dagli alcaloidi efedrinici è dotato di un buon potenziale terapeutico [33].

ANTIASMATICO, ANTIALLERGICO, IMMUNOSOPPRESSIVO, ANTINFIAMMATORIO
Estratti di Ephedra sinica hanno ridotto i sintomi asmatici nei modelli animali [34]; questi effetti sono dovuti principalmente all’attività di diversi composti (quercetina, campferolo, naringenina, β-sitosterolo, luteolina) su E-selectina, IL-2 e CXCL10, proteine implicate nei processi di segnalazione cellulare, risposta immune e ai lipopolisaccaridi [35].
Una patente descrive la potenziale applicazione antitussiva ed espettorante delle capsule Keke, una formula tradizionale cinese a base di parte aerea di efedra, baccelli d’oppio, radice di liquirizia cinese ed altri ingredienti naturali. Un altra combinazione patentata per quest’applicazione è costituita da Ephedra, Hovenia e Chrysanthemum.

Un particolare protocollo a base di efedrina a bassi dosaggi (presomministrazione 1 ora prima quindi postsomministrazione cronica ogni 8 ore per 14 giorni) ha ridotto le reazioni allergiche dei bambini indotte dai sieri antitossici [36].
I polissacaridi isolati dagli steli di Ephedra sinica hanno mostrato un notevole effetto immunosoppressivo nei test in vitro e potrebbero avere potenziali applicazioni nel trattamento di malattie autoimmuni ed atopiche [37], quelli acidi hanno mostrato un eccellente attività anticomplemento [38]. Le efedrannine isolate dalle radici hanno soppresso l’attivazione del fattore nucleare κB nei macrofagi [39].

SUDORIFERO, ANTISUDORIFERO
L’efedra impedisce il riassorbimento degli ioni sodio nei dotti sudoriferi incentivando la sudorazione, quest’azione dovuta principalmente agli alcaloidi ma cui contribuiscono anche flavonoidi e polisaccaridi isolati dagli stemmi della pianta (ESP) [40].
La mahuannina B isolata dalle radici ha mostrato invece un paradossale effetto antisudorifero nei topi [41].

IPERTENSIVO, IPOTENSIVO
Dalle radice di una specie di Ephedra asiatica non specificata è stato isolato l’alcaloide maokonina che ha mostrato un’azione ipertensiva simile all’efedrina, tuttavia gli effetti ipotensivi riportati dai test effettuato con l’estratto completo suggeriscono la presenza di altri principi attivi dalle proprietà opposte [42]. Infatti le efedradine [43], altri alcaloidi specifici per questa parte, e un derivato flavonoide, l’epiafzelechina [44], hanno mostrato di ridurre la pressione delle cavie.

ANTIPIRETICO
Una combinazione a base di Ephedra sinica e gesso ha soppresso l’aumento di temperatura promuovendo l’omeostasi ipotalamica nel modello animale da stress termico [45].
Alcaloidi, oli volatili ed acidi fenolici estratti dagli steli dell’Ephedra sinica hanno indotto nei ratti un significativo effetto antipiretico [46].

ANTIEMETICO
L’efedrina si è dimostrata più efficace del propofol nel controllo della nausea e del vomito postoperatorio in uno studio a doppio cieco condotto su pazienti sottoposti ad anestesia pre laparoscopia ginecologica [47].

ANTITUMORALE
Un estratto idrosolubile di Ephedra sinica ha ridotto la dimensione dei tumori allo stomaco e al fegato delle cavie, l’azione viene potenziata dal processo di nanoincapsulazione con la lecitina [48].
L’efedrina ha inibito la prliferazione delle cellule del cancro al seno SKBR3 modulando la concentrazione di cAMP intracellulare [49], ma non ci sono altre molecole attive nella pianta.
Infatti un estratto di efedra privato degli alcaloidi ha dimostrato un buon potenziale antitumorale nei test in vitro; l’erbacetina, un flavonoide isolato dalla pianta, ha mostrato significativi effetti antiproliferativi [50].

EPATOPROTETTIVO
Una combinazione della farmacopea Mongola nota come Gurigumu-7 a base di Carthamus tinctorius, Terminalia chebula, Scabiosa comosa, Ephedra sinica, Viola yezoensis, Clematis armandii e gesso ha protetto i topi dai danni epatici da CCl4; la frazione metanolica è la più attiva e ha dimostrato un efficacia superiore alla droga completa [51].

ANTIVIRALE
Estratti di Ephedra sinica hanno mostrato una certa azione inibitoria nei confronti del Coxsackievirus B3 [52].
Una combinazione a base di efedra e mandorla amara ha mostrato un ottimo potenziale terapeutico in tutti gli stadi dell’infezione da COVID-19, sono stati individuati 26 principi attivi su 44 bersagli virali e con una buona affinità per proteasi 3CL ed enzima ACE2 [53].
Mediante tecniche di data mining si è visto che la combinazione può inibire direttamente il virus, regolare il sistema immunitario e promuovere la riparazione tissutale [54].

ANTIBATTERICO, ANTIMICOTICO
Estratti di efedra hanno mostrato una certa attività contro i patogeni batterici Klebsiella pneumoniae, Enterobacter cloacae, Serrattia marcescens, Escherichia coli e fungini Aspergillus flavus, Aspergillus ochraceus, Aspergillus niger [55].
Gli efedrosidi, flavonoidi isolati dagli steli, hanno inibito diversi batteri Gram positivi e negativi [56]; le efedrannine, altri composti fenolici della pianta, hanno dimostrato simili risultati nei test ed una moderata attività nei confronti della Candida albicans [57].
L’efedrina ha un forte effetto antibatterico sull’Escherichia coli [58], in combinazione col propofol è risultata attiva su Staphylococcus aureus e Acinetobacter sp. [59].

TOSSICITA’
Gli effetti collateriali più comuni degli estratti a base di Ephedra sono dovuti alla stimolazione del sistema nervoso centrale e comprendono ansia, insonnia, agitazioni, tremori, palpitazioni, irritabilità.
L’efedrina ha proprietà aritmogeniche ed è tossica sul sistema cardiovascolare, l’abuso può provocare vasospasmi, miocarditi, stenosi dell’arteria coronarica, alterazioni della frequenza cardiaca, infarto, ipertnsione, vasocostrizione dell’arteria cerebrale, ictus, emorragia subaracnoide e morte improvvisa.
Danneggia anche il fegato attraverso la depolarizzazione dei mitocondri, la repressione della biogenesi mitocondriale, l’incremento dello stress ossidativo e la potenziale formazione di un autolisosoma.
C’è da dire però che il fitocomplesso dell‘Ephedra è diverso dall’efedrina pura: in un recente esperimento la somministrazione nei ratti di un estratto contenente efedrina e pseudoefedrina non ha indotto nessun effetto avverso sul fegato fino a 1000 mg/kg, in altre ricerche ha mostrato anzi effetti epatoprotettivi.
L’assunzione cronica di efedrina può indurre dipendenza alterando diversi circuiti neuronali nella corteccia prefrontale e nel sistema limbico legati allo sviluppo di comportamenti compulsivi. In alcuni casi sembra incentivi anche dismorfia e disordini alimentari [60].

 

Alcaloidi: efedrina, pseudoefedrina, norefedrina, norpseudoefedrina, metilfedrina, metilpseudoefedrina, efedina, maokonina, tetrametilpirazina (TMP), fenitilamina (PEA), efedradine, mahuannine;

flavonoidi: efedrannine, mahuannine, apigenina, campferolo, quercetina, diidroquercetina, luteolina, esperidina, naringerina, vitexina, swertisina, lucenina, pollenitina B, tricina, leucodelfinidina, leucocianidina, catechina, epicatechina, gallocatechina, epigallocatechina, afzelechina, epiafzelechina, erbacetina, erbacetin-7-O-neoesperidoside, erbacetin-7-O-glucoside,  pavetannina A2, proantocianidina A5, simplocoside, eriodictiolo, efedrosidi;

ossanzolidinoni: efedrossano;

polisaccaridi: PA, PB, PC, ESP-B4;

terpenoidi: β-mircene, cicloesanolo, α-terpineolo;

fenilpropanoidi: siringina, cinnamato;

antrachinoni: reina, parietina;

acidi organici: acido caffeico, acido clorogenico, acido cinnamico, acido isoferulico, acido 3-idrossichinurenico acido 3-fenilpropanoico;

steroli: β-sitosterolo e derivati;

saponine.

Gli steli secchi di efedra hanno una concentrazione di alcaloidi che va dall’1 al 3%, di cui l’efedrina è il 40-90%. Le piante coltivate sono generalmente più potenti di quelle selvatiche, la siccità favorisce un alto contenuto di alcaloidi che è anche correlato con l’età della pianta [61].

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