Jurema (Mimosa hostilis syn. tenuiflora)
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In StockRiconoscibile immediatamente dal colore acceso, la corteccia di mimosa viene esportata in tutto il mondo come materia prima cosmetica, colorante per tessuti e per l’industria conciaria.
Per l’uso come colorante basta mischiare la polvere con dell’acqua ed immergerci i capi o gli oggetti da colorare che poi andranno asciugati senza risciaquarli, più li si lascia a mollo più il colore sarà accesso.
L’ESTRAZIONE DEL DMT E’ UN ATTO ILLEGALE: LA CORTECCIA NON VA CONSUMATA IN NESSUN MODO, PUO ESSERE USATA SOLO COME COLORANTE NON ALIMENTARE PER TESSUTI E PELLETTERIA O ALTRE APPLICAZIONI ESTERNE.
Descrizione
Il genere Mimosa comprende circa 600 specie diverse originarie delle Americhe, Africa orientale, Subcontinente indiano ed Indocina. La M. teniflora cresce principalmente nella caatinga, la principale foresta semiarida a nord del Brasile, e nella regione della Chiapas e Oaxaca in Messico meridionale ma si può trovare anche a El Salvador, Honduras, Panama, Colombia e Venezuela.
E’ una pianta pioneria: prolifera facilmente dopo incendi o altri eventi che alterano l’equilibrio ecologico e, perdendo continuamente il fogliame, favorisce la formazione di pacciame e humus. Inoltre può fissare l’idrogeno redendo disponibile per le altre specie vicine [Bakke, Ivonete Alves, et al. “Forage yield and quality of a dense thorny and thornless” jurema-preta” stand.” Pesquisa Agropecuária Brasileira 42 (2007): 341-347.].
Descrizione
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Fabales
Famiglia: Mimosaceae
Tribù: Mimoseae
Genere: Mimosa
Specie: M. hostilis
Nativo: Brasile, Messico
Plant Hardiness Zone: 9-11
La Mimosa tenuiflora è un cespuglio perenne della famiglia delle leguminose che cresce fino a 4 metri d’altezza.
Produce fiori bianchi dalla fragranza molto particolare e foglie pinnate lunghe fino a 5cm.
La domanda crescente e lo sfruttamento intensivo senza scrupoli stanno rendendo questa merce sempre più rara e costosa.
Coltivazione
E’ una pianta robusta, ma molto difficile da coltivare:
-Intaccare il guscio dei semi senza danneggiarne il nucleo e metterli a mollo in acqua calda per due ore.
-Trasferirli in mezzo ad un tovagliolo umido e metterlo in un contenitore sigillato vicino ad un finestra.
-Dovrebbero germinare entro 2 settimane.
-Teme il freddo e la siccità.
La Mimosa tenuiflora ed altre specie dello stesso genere vengono impiegate a scopo rituale dalle tribù indigene del Nordest del Brasile da prima dalle conquista Portoghese. Un infuso a base di corteccia di fusto e fogliame di M. tenuiflora viene indicato localmente come antinfiammatorio e rimedio per il mal di denti [De Albuquerque, Ulysses Paulino. “Re-examining hypotheses concerning the use and knowledge of medicinal plants: a study in the Caatinga vegetation of NE Brazil.” Journal of ethnobiology and ethnomedicine 2.1 (2006): 1-10.]. Le vengono inoltre riconosciute proprietà miracolose su fatica, infezioni e debolezza della muscolatura uterina. Il nome locale “jurema”, è un termine polissemico che identifica almeno 19 diverse specie diverse (Acacia piahuiensis, A. riparia, A. bahiansis, Mimosa tenuiflora, M. acutistipula, M. arenosa, M. ophtalmocentra, M. verrucosa, M. adenophylla, Piptadenia stipulacea, P. moniliformis, Pithecolobium diversifolium, Lippia chamissonis, Vitex agnus-castus, Parapiptadenia sp.), una foresta sacra, uno spazio rituale ed altri aspetti relativi a questa cultura [Souza, Rafael Sampaio Octaviano de, et al. “Jurema-Preta (Mimosa tenuiflora [Willd.] Poir.): a review of its traditional use, phytochemistry and pharmacology.” Brazilian Archives of Biology and Technology 51 (2008): 937-947.]. I Truka e i Kambiwa ne fanno una bevanda nota come “vinho de Jurema”; tra i Pankararu è chiamata “ajucá”, tra gli Atikum “anjuca”. Gli Xucuro di Ororuba a Pernambuco ci infondevano un idromele tradizionale fatto con il miele delle api selvatiche, veuêka, oggi sostituito dai più moderni distillati a base di canna da zucchero [Kasparek, Max, A. Gröger, and U. Schipmann. “Directory for medicinal plant conservation.” IUCN/SSC Medicinal Plants Specialist Group (1996).].
La ricetta della bevanda varia in basse alla tribù specifica ma si parte sempre dalla corteccia del fusto o della radice della pianta. Tra i nativi Kariri-Xoko ad esempio la corteccia viene estratta manualmente dalle mimose selvatiche della foresta ad opera esclusiva dei saggi anziani che avevano praticato l’astinenza sessuale, quindi viene decotta a lungo in degli appositi recipienti di argilla fino a diventare densa e scura. Altre tribù fanno fermentare la radice fresca, quindi la massa umida viene spremuta a poco a poco in una ciotola d’acqua che prende una tonalità rossastra e forma una schiuma dorata nello strato superficiale. Questa viene rimossa prima del consumo della bevanda. Nelle varie ricette viene spesso mischiata con le radici di Brunfelsia e Cyperus oltre diverse spezie (cola, noce moscata, cannella, zenzero e chiodi di garofano). Un altro aspetto in comune tra le varie etnie è la compresenza di tabacco e candele nei rituali. Al giorno d’oggi vengono praticati durante il festival chiamato Toré in cui si pregano le divinità e gli antenati intonando i canti tradizionali. Viene consumata a scopo medicinale anche come stimolatore di metabolismo ed appetito.
Diversamente da quanto riportano la maggior parte delle fonti italiane (escludendo G. Samorini) non ci sono dati archeologici su un suo eventuale utilizzo pre-ispanico. Non è neanche chiaro se lo stesso nome comune tepezcohuite derivi davvero dal náhuat “albero della pelle”. L’unica menzione storica del suo impiego medicinale consiste in un esemplare depositato nell’Erbario Nazionale Messicano con un’etichetta recante la scritta “la corteccia in polvere asciuga le ferite”, probabile riferimento alle sue proprietà cicatrizzanti. In base alle informazioni raccolte in Messico dalla biologa Camargo-Ricalde pare che le sue proprietà terapeutiche siano state promosse in tempi relativamente recenti dai gruppi mestizo che l’avrebbero poi diffusa in tutto il mondo [Camargo-Ricalde, Sara Lucía. “Descripción, distribución, anatomía, composición química y usos de Mimosa tenuiflora (Fabaceae-Mimosoideae) en México.” Revista de Biología tropical 48.4 (2000): 939-954.]. E’ un popolare ingrediente per unguenti e prodotti topici in quanto favorisce la guarigione da ferite, ustioni e bruciature, sono comuni anche cosmetici e creme per ripristinare la salute epidermica e le difese cutuanee. Internamente viene consumata come rimedio contro l’ulcera gastrica. E’ stata usata dalla Croce Rossa Messicana in seguito all’esposione delle scorte di gas in una fabbrica vicino Città del Messico nel 1980 dato che non c’erano abbastanza risorse per offrire a tutte le vittime il trattamento convenzionale.
Dopo la colonizzazione si è diffusa tra gli Afro-brasiliani di cui però sappiamo ben poco dato il carattere misterico ed estremamente riservato dei loro culti. La preparano cuocendola insieme ad altre piante e facendola macerare con il cachaça, un distillato alcolico locale a base di canna da zucchero, o il vino rosso in dei contenitori scuri di argilla o vetro [Souza, Rafael Sampaio Octaviano de, et al. “Jurema-Preta (Mimosa tenuiflora [Willd.] Poir.): a review of its traditional use, phytochemistry and pharmacology.” Brazilian Archives of Biology and Technology 51 (2008): 937-947.]. Ne conoscono anche le proprietà medicinali utili nei casi di infezione o patologie infiammatorie.
In gran parte del Sud America la Mimosa si usa anche come carbone di alta qualità, per costruire recinti vegetali, segnaletiche e staccionate per animali.
I tannini contenuti in questa pianta sono inoltre ampiamente ricercati nell’industria tessile e in pelletteria come coloranti.
Viene consumata a scopo medicinale anche come stimolatore delle muscolatura uterina, del metabolismo e dell’ appetito.
Mimosa brasiliana vs messicana
La maggior parte degli autori considera la corteccia messicana inferiore a quella brasiliana per partito preso e sulla base delle poche analisi ufficiali disponibili: il famoso antropologo italiano G. Samorini scrive che il ceppo è una delle variabili più importanti e che quelli messicani non superano lo 0,4 % di DMT (peso secco) mentre quelli Brasiliani superano solitamente l’1% ipotizzando che ciò potrebbe spiegare la mancanza di dati etnografici sull’utilizzo allucinogeno della pianta presso le popolazioni native Messicane.
In quasi 10 anni di attività ho acquistato moltissima corteccia sia in Brasile che in Messico da più di 20 produttori diversi (stiamo parlando di diverse centinaia di chili) e posso dire con una certa sicurezza che il materiale è comunque molto variabile nella sua concentrazione di alcaloidi indipendentemente dall’origine geografica. In base alla mia esperienza, freschezza, periodo di raccolta, metodo d’essiccazione, percentuale d’umidità e purezza del materiale (percentuale corteccia di radice interna, rispetto a quella esterna fibrosa ed alle altre parti estreanee come il fusto, residui, etc.) dicono molto più sulla qualità dell’origine geografica.
Analisi tramite GC-MS condotte da appassionati sul forum DMT Nexus confermano le mie teorie https://www.dmt-nexus.me/forum/default.aspx?g=posts&t=27724
Sempre Samorini scrive anche che la Mimosa ophthalmocentra brasiliana è la pianta che produce più DMT in assoluto sulla base di un singola analisi che a mio avviso è tutt’altro che definitiva o anche solo affidabile, nel testo della pubblicazione si parla di tutta la radice e non della corteccia dove si accumulano solitamente gli alcaloidi. Secondo alcuni la M. ophtalmocentra sarebbe una potenziale spiegazione alla presunta differenza di concentrazione tra la corteccia messicana e brasiliana, in quanto quasi indistinguibile da M. tenuiflora e quindi mischiata con la seconda varietà dai raccoglitori locali. Anche prendendo per buona la ricerca di Batista et al. il valore riportato (1,6% DMT peso secco) è comunque nel top range di quanto riportato nei circuiti amatoriali e psiconautici per entrambe le varietà https://www.dmt-nexus.me/forum/default.aspx?g=posts&t=35788
Dopo avere cambiato tantissimimi fornitori, proprio per la variabilità della corteccia speditami, mi sto servendo ormai da qualche hanno da un contatto messicano che produce un ottimo prodotto. Posso fornire a chiunque un campione gratuito da analizzare in laboratorio per dimostrare definitivamente che le chiacchiere sulla tepezcohuite sono tutte sciocchezze.
Estrazioni a freddo, juremamina e jungle spice
I nativi sono soliti preparare la jurema a freddo senza l’aggiunta di altri componenti MAO-inibitori se escludiamo le Brunfelsia sp. che contengono scopoletina, una cumarina in grado di inibire l’enzima in questione. In ogni caso la Mimosa anche da sola produce un certo effetto psicotropo, seppur richieda più del doppio della quantità rispetto alla classica cottura modalità ayahuasca e rimanga comunque meno potente e visionaria. Ciò ha dato vita a diverse speculazioni.
L’ipotesi dell’ingrediente perduto ad esempio non trova supporto in nessuno dei resoconti etnografici che ci sono pervenuti. Quella più accreditata si basa invece sulla yuremamina, un derivato flavonoide indolico altamente instabile che si degrada col calore o in condizioni basiche (presente quindi solo nei preparati tradizionali a freddo). E’ stato suggerito che la struttura chimica della molecola la possa proteggere dal metabolismo intestinale ed agire come inibitore MAO [Vepsäläinen, Jouko J., et al. “Isolation and characterization of yuremamine, a new phytoindole.” Planta medica 71.11 (2005): 1053-1057.]. Tuttavia una ricerca recente condotta su dei campioni presi da uno smartshop olandese ha rilevato la presenza di armina nella Mimosa hostilis (si presume la corteccia di radice classica che gira nei circuiti psiconautici) seppur a concentrazioni circa 17 volte inferiori rispetto al Banisteriopsis caapi. E’ la prima volta che quest’alcaloide viene identificato nella pianta tramite GC-MS [Simão, Ana Y., et al. “Determination of N, N-dimethyltryptamine and beta-carbolines in plants used to prepare ayahuasca beverages by means of solid-phase extraction and gas-chromatography–mass spectrometry.” SN Applied Sciences 2 (2020): 1-11.], tanto che in Italia la notizia non è ancora arrivata e tutte le fonti autorevoli riportano l’assenza di questi composti. Già la presenza dell’armina anche a basse concentrazioni potrebbe spiegare la blande proprietà degli alti dosaggi assunti in assenza di un secondo ingrediente, la storia della yuremamina è ancora puramente speculativa. Inoltre le stesse triptamine sono MAO-I anche se molto meno potenti di armina ed armalina, a dosaggi estremamente alti è ragionevole pensare che lo stesso DMT si attivi da solo.
Un altra preparazione controversa ottenuta dalla Mimosa tenuiflora è la cosiddetta jungle spice, ovvero la frazione degli alcaloidi ottenuta dalla fase basica acquosa estratta con xilene o toluene. Questa assume l’aspetto di un olio scuro marrone-rossastro ed è composta da DMT ed altri alcaloidi sconosciuti. Si credeva che il colore fosse dovuto alla yuremamina, tuttavia questa è un composto incolore e, tra l’altro, data la sua instabilità viene completamente degradato durante i normali processi estrattivi impiegati in ambienti amatoriali.
E’ già più plausibile che siano i prodotti della degradazione della yuremamina, ancora ignoti, oltre all’ossido di DMT a determinare i particolari effetti farmacologici della jungle spice rispetto al DMT puro in cristalli.
ANTIDEPRESSIVO
Un estratto standardizzato a base di corteccia di fusto di Mimosa tenuiflora contenente DMT e yuremamina ha indotto un significativo effetto antidepressivo nei topi anche in assenza di armina attraverso l’attivazione dei recettori 5-HT2A/2C [Duarte-Filho, Luiz Antonio Miranda de Souza, et al. “β-carboline-independent antidepressant-like effect of the standardized extract of the barks of Mimosa tenuiflora (Willd) Poir. occurs via 5-HT2A/2C receptors in mice.” Journal of Psychopharmacology 36.7 (2022): 836-848.].
Da una ricerca condotta sui pazienti di 3 centri in Olanda in cui si somministra l’ayahuasca preparata con la Mimosa hostilis emergono potenziali benefici nel trattamento della depressione [van Oorsouw, Kim, S. W. Toennes, and J. G. Ramaekers. “Therapeutic effect of an ayahuasca analogue in clinically depressed patients: a longitudinal observational study.” Psychopharmacology 239.6 (2022): 1839-1852.].
ANALGESICO, STIMOLANTE, DEPRESSIVO
Un estratto acquoso a base di fogliame di Mimosa hostilis ha indotto nelle cavie significativi effetti antinocicettivi, stimolanti e paradossalmente anche depressivi nei test comportamentali [OLIVEIRA, Lucileide Batista de. Avaliação de atividades farmacológicas de Mimosa tenuiflora (Willd.) Poir. MS thesis. Universidade Federal de Pernambuco, 2011.].
ANTITUMORALE
Estratti di corteccia di Mimosa hostilis hanno dimostrato una potente azione inibitoria sulle cellule del linfoma L5178Y-R (IC50 = 47.10 µg/mL) senza manifestare tossicità significativa per quelle sane.
ANTIBATTERICO, ANTIMICOTICO
Un estratto etanolico di corteccia di Mimosa tenuiflora ha dimostrato una buona azione antibatterica su Staphylococcus aureus, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa [de Morais Leite, SÃ&nia Carmem, et al. “Antibacterial and hemolytic activities of Mimosa tenuiflora (Willd) Poir.(Mimosoidea).” African Journal of Microbiology Research 9.42 (2015): 2166-2171.].
MUTAGENICO, ABORTIVO
Nei ruminanti il consumo di parte aerea di Mimosa hostilis fresca è stato associato ad effetti embriotossici, fetotossici ed abortivi [Bezerra, José Jailson Lima, Anderson Angel Vieira Pinheiro, and Ricardo Barbosa Lucena. “Phytochemistry and teratogenic potential of Mimosa tenuiflora (willd.) poir.(Fabaceae) in ruminants: A systematic review.” Toxicon 195 (2021): 78-85.].
L’estratto acquoso ha dimostrato una certa potenzialità mutagenica in alcuni esperimenti condotti sulle larve di Drosophila melanogaster [de Lima, Adiles Paulo, Aline Alves Melo Macedo, and Charles dos Santos Estevam. “Mutagenic evaluation of the aqueous extract of Jurema (Mimosa tenuiflora, Fabaceae) using the Somatic Mutation And Recombination Test (SMART) on the wings of Drosophila melanogaster.” Rev Bras Plantas Med/Braz J Med Plants 22 (2020): 91-98.].
I semi
Il contenuto di DMT nella corteccia di radice arriva fino all’1,7%.
Santos R.G., et al. “Effects of ayahuasca on psychometric measures of anxiety, panic-like and hopelessness in Santo Daime members” J Ethnopharmacol. 2007 Jul 25;112(3):507-13
Effetti antidepressivi:
Sanches R.F., et al “Antidepressant Effects of a Single Dose of Ayahuasca in Patients With Recurrent Depression: A SPECT Study” J Clin Psychopharmacol. 2016 Feb;36(1):77-81.
Effetti antiulcera venosa:
Rivera-Arce E., et al. “Therapeutic effectiveness of a Mimosa tenuiflora cortex extract in venous leg ulceration treatment”. J Ethnopharmacol. (February 2007) 109 (3): 523–8.
Effetti sulle ferite:
Hemmati Ali A., et al. “Topical grape (Vitis vinifera) seed extract promotes repair of full thickness wound in rabbit”. (October 2011) International Wound Journal. 8 (5): 514–520.
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2 recensioni per Jurema (Mimosa hostilis syn. tenuiflora)
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alberto boscaro –
Polverizzato molto bene.
Giuliano Napolitano –
Prodotto di qualità eccelsa, packaging molto robusto e adatto al contenuto.
Consigliatissimo