Jeremy Narby, tra complottismo ed antropologia

E’ tipico del postmodernismo più becero ed arrogante sostenere che la realtà dei fatti e la verità siano concetti del tutto soggettivi fino a negare la stessa validità di dati scientifici ormai comprovati.
Bisogna capire che, sebbene la nostra esperienza di vita sia per la maggior parte soggettiva e legata ai nostri fallibili sensi, il mondo esiste indipendentemente dalle nostre personali sensazioni e può essere osservato e studiato in maniera oggettiva.
Questo non vuol dire che la scienza abbia già trovato tutte le risposte alle incognite della vita, al contrario è l’arte del dubbio e per avere qualche risposta servono anni ed anni di ricerche.
L’ipotesi di partenza si adegua ai dati raccolti e non viceversa. Non ci sono dogmi ma solo ragionevoli evidenze che possono sempre essere riviste ed approfondite.

Ora come giudicare un libro scientifico, perchè così viene presentato, che sembra il materiale perfetto per un nuovo B-movie sci-fi con Nicolas Cage nei panni di un antropologo esaltato che prova a collegare antiche pitture rupestri con le allucinazioni degli sciamani e la struttura biologica del DNA?

Provo a spiegare un po meglio: il nostro eroe sotto effetto di ayahuasca in Amazzonia vede due enormi serpenti che gli dicono “sei solo un essere umano, l’arroganza dei tuoi preconcetti e blablabla”… le solite frasette new age trite e ritrite alla San Paolo folgorato sulla via di Damasco.
Tornato in sé, riflette un po’ sul fatto che molti consumatori abbiano visto forme serpentiformi durante l’intossicazione.
Umm, i serpenti sono lunghi e sottili e possono avvilupparsi in maniera vagamente simile al DNA. Potrebbe essere che quello che noi vediamo in quei momenti sia proprio il DNA?
In cerca di altri importanti indizi che potessero avvalorare la sua ipotesi, recupera degli antichi disegni geometrici, li porta ad un suo amico che si intende di biologia e insieme notano come anche questi somiglino al DNA e ai cromosomi durante la mitosi…

Questi presupposti lo hanno spinto ad ipotizzare che gli sciamani avessero disegnato quelle forme durante le loro esperienze psichedeliche “comunicando direttamente con il DNA”. Le informazioni ricevute erano state quindi codificate nel cervello della prole come conoscenze innate. Spiega poi che i “cristalli di DNA” presenti nelle cellule possono ricevere informazioni attraverso le emissioni biofotoniche presenti in natura e che le interazioni naturali si basano tutte su questo meccanismo. 

Si scaglia inoltre contro Darwin e l’evoluzionismo (come aveva fatto in passato quell’altro geniaccio di McKenna) proprio perchè d’intralcio alla sua tesi cercando di dimostrare che sia una teoria troppo assurda per essere vera (invece la sua è così ragionevole e dimostrabile). Tira fuori il principio di falsificabilità di Popper secondo cui una teoria è scientifica solo se può essere smentita da esperimenti ed osservazioni.Tuttavia nel caso dell’evoluzione abbiamo tonnellate di evidenze a favore e niente che la contraddica.
Questo non vuol dire che non sia falsificabile, ma al contrario che sia molto più di una semplice teoria. Ad oggi non abbiamo mai trovato una specie o un fossile che condividesse le caratteristiche di due gruppi distanti tra loro: ci sono ibridi leone o tigre, ibridi tra asini e cavalli ma non ibridi tigre-scoiattolo o uomo-pesce per capirci.
Darwin tra le altre cose con la sua teoria aveva predetto la scoperta dell’antibiotico resistenza nei batteri o di un fossile ibrido pesce-anfibio (Tiktaalik). Ha fatto un lavoro di ricerca lungo una vita intera per trarre le sue conclusioni, non è che se svegliato un giorno da un trip con un’idea originale ben precisa. I moderni scienziati continuano ad integrare la sua teoria, concetti come selezione naturale e sessuale sono ormai del tutto consolidati in ambito scientifico.

Nel testo è palese l’impiego di tecniche di cherry picking, ovvero ignorare tutte le prove che potrebbero confutare la propria tesi e cercare accuratamente in letteratura segmenti decontestualizzati che possano avvalorarla. Le sue argomentazioni sono al limite del complottismo alla Alex Jones e dimostrano soltanto ignoranza su concetti basilari di biologia o genetica. Scrive che la biologia moderna si basa sulla nozione che la natura non può comunicare quando questo non è affatto vero, stiamo studiando ancora oggi le complesse interazioni nel mondo naturale (non spiegabili tramite il solo DNA).
Continuamente critica la “scienza occidentale” per poi abusarne grossolanamente cercando di validare freneticamente quello che a lui fa comodo. 

Ovviamente viene dedicato ampio spazio a lodare le proprietà magiche e curative del tabacco, tra le specie psicotrope sudamericane forse la più pericolosa e sopravvalutata. Vi copio questo pezzo che sa proprio di harm-induction tanto per farvi capire fino a che punto arrivi le demenzialità di queste terapie farlocche.
-A man called Sabino appeared with a sick baby in his arms and two Permian cigarettes in his hand. He asked Carlos to cure the child. Carlos lit one of the cigarettes and drew on it deeply several times.
Then he blew smoke on the babv and started sucking at a precise spot on its bellv. spitting out what he said was the illness. After about three minutes, he declared the problem solved.
Sabino thanked him profusely and departed. Carlos called after him, placing the second cigarette behind his ear: “Come back any time”.-

Inoltre dire che il tabacco è un “maestro” come l’ayahuasca ma meno potente ti fa capire quanto siano superficiali e grossolane le considerazioni dei guaritori indigeni che sono già stati per buona parte (per fortuna) sostituiti da medici e farmacisti veri, rimanendo invece in voga tra i gringo annoiati d’importazione.
Avevo già commentato un altro libro di Narby tradotto anche in italiano in cui si esponeva il “problema del tabacco”. Ovvero, riportando le parole di G. Samorini che ne aveva curato la prefazione, “Il problema riguarda l’incongruenza fra le proprietà visionarie e curative del tabacco per come sono riconosciute ed esperite presso le popolazioni tradizionali amerindie e in particolare dell’Amazzonia, e le proprietà cancerogene e tutt’altro che visionarie del tabacco per come sono riconosciute ed esperite presso le moderne popolazioni di cultura occidentale. ”
Io non capisco quale sia l’enigma sinceramente: le alterazioni visive ed uditive, gli effetti stimolanti e poi depressivi così come lo stupor tipico della trance sciamanica sono tutti sintomi ben noti delle dosi eccessive (eccessive per la nostra cultura e i nostri standard).
Non è la molecola che è diventata addomesticata perdendo la sua psicoattività, a determinate dosi anche la fredda nicotina sintetica induce effetti visionari o allucinogeni che a dir si voglia.
E’ ovvio che sia praticamente impossibile raggiungere questi outcome fumando le sigarette industriali che hanno un contenuto di nicotina ridicolo e sono ricche di altre sostanze sicuramente più velenose come residui di pesticidi ed altri prodotti agricoli, oltre ai numerosi additivi che alterano non soltanto le qualità organolettiche del prodotto ma anche quelle farmacologiche (come riportato dagli stessi produttori ce ne sono oltre 600 diverse).
Se sommiamo questi contaminanti alle diverse modalità d’impiego (utilizzo meno frequente seppur in dosaggi più alti, altre vie di somministrazione come quella orale che escludono proprio i danni polmonari e), e soprattutto alle condizioni ambientali, alimentari ed al diverso stile di vita dei nativi, possiamo spiegare l’enorme differenza nell’incidenza del cancro rispetto a noi occidentali nonostante il consumo di tabacco in comune. Non si parla di un solo fattore di rischio, il cancro è una patologia multifattoriale.
Anche la mortalità prematura influisce drasticamente sul rischio oncologico: mentre nei paesi ricchi tumori, disturbi cardiovascolari e multifattoriali sono le prime cause di morte, nei posti meno sviluppati sono ancora infezioni e malnutrizione a fare la voce grossa. Non c’è neanche il tempo di invecchiare e farsi venire il cancro nella maggior parte dei casi.
Tra i Warao citati da Samorini nella prefazione per esempio la mortalità è altissima e, sebbene non sia sicuramente la causa principale, che è la mancanza di acqua pulita e condizioni igieniche adeguate, l’ingestione di sostanze tossiche e l’arretratezza della medicina locale non giovano sicuramente [Villalba, Julian A., et al. “Low child survival index in a multi-dimensionally poor Amerindian population in Venezuela.” PloS one 8.12 (2013).].

Più di 100 pagine del libro sono soltanto citazioni ed osservazioni, più di 50 pagine vengono dedicate all’antropologia ed alla sua funzione, le sue tesi sconclusionate vengono ripetute per tutto il testo continuamente in maniera ridondante… nonostante sia più un libro fantastico che non un testo scientifico è anche estremamente noioso e pedante da leggere. Si aggiunge alla caterva di materiale pseudoscientifico travestito da scienza che abbonda in ambito spirituale e psichedelico. Venderlo come libro scientifico denota poca onestà.

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