(1 customer review)

5.90

In Stock

Una pianta succulenta della famiglia delle Aizoaceae, cresce solo nelle regioni più aride del Sud Africa.

Ha un aroma molto delicato e particolare, bruciata come incenso ha un immediato effetto rilassante.

L’ESTRAZIONE DELLA MESEMBRINA E’ UN ATTO ILLEGALE: L’ARTICOLO NON VA CONSUMATO IN NESSUN MODO, PUO ESSERE USATO SOLO COME INCENSO PER AMBIENTI APERTI E CAMPIONE BOTANICO DA ESPOSIZIONE.

5.90
quantita 5g 25g 50g 250g
Azzera selezione
Confronta
SKU: N/A Category:

Descrizione

Gli effetti antidepressivi[1], ansiolitici [2], sedativi [1], nootropici [3], antinfiammatori [4], antiossidanti [5], anti-HIV [5] ed ipotensivi [6] del kanna e dei suoi fitocostituenti sono supportati dalla ricerca scientifica.

E’ stato commercializzato in occidente come antidepressivo naturale, come ansiolitico, soppressore dell’appetito, anticolico, antiemetico, analgesico, per combattere la dipendenza da alcol e droghe ma in italia la mesembrina e i derivati della pianta sono stati recentemente inseriti nella tabella delle sostanze illegali.

E’ una specie tossica e può essere impiegata solo come pianta essiccata per fumigazioni.

L’intossicazione da kanna comprende sintomi molto particolari anche molto diversi fra loro: stimolazione, sedazione e potenziamento dell’umore.
Se la dose è sufficiente dopo una prima fase stimolante seguono effetti sedanti
Le dosi massicce possono anche portare alterazioni visive dovute alla midriasi.

La pianta non fermentata ha indotto effetti fisiologici diversi in alcuni test, più che altro stimolanti (dovuti al maggiore contenuto di mesembrina e minore di mesembrenone e ∆7mesembrenone).

Descrizione
Classe: Magnoliopsida
Sottoclasse: Caryophyllidae
Ordine: Caryophyllales
Famiglia: Aizoaceae
Genere: Sceletium
Specie: S. tortuosum
Nativo: Sud Africa
Plant Hardiness Zone: 10-11
Il kanna (Sceletium tortuosum) è una pianta erbosa con foglie succulenti di colore verde chiaro, larghe circa 4cm e piccoli fiori chiari composti da petali spinosi.
Cresce fino a 30cm.
La richiesta crescente ne ha ridotto pericolosamente il numero.

Coltivazione
Il kanna è una pianta tropicale, ma non molto difficile da coltivare.
-Mettere i semi a mollo in un recipiente per 2 giorni
-Lavare i semi e coprirli lievemente in un terreno molto poroso e drenante (simile a quello per cactacee).
-Mantenere il terreno umido fino alla germinazione (da 2 settimane a 2 mesi)
-Non necessita di molta acqua, teme il freddo e l’umidità eccessiva.

ETNOBOTANICA
I San del Sud Africa conoscono questa pianta sin dalla preistoria e la chiamano kanna come l’antilope alcina (Taurotragus oryx Pallas).
Quest’animale sacro è associato alla trance e ha un ruolo chiave come guida nella cerimonie e nelle danze rituali, dove veniva consumata anche la pianta [7].

I Khoikhoi la masticano o la fumano insieme alla cannabis durante le danze rituali [8].
Viene masticata anche per combattere il mal di denti o il dolore addominale [9].
Lo mettono anche tra la biada del bestiame per calmarlo [10].
Si dice che il re Hijkon della tribù Inqua dei Khokhoi (la più ricca), conosciuto anche per la coltivazione della cannabis, fosse diventato “re di tutti i re e potentati” proprio grazie alla preziosa kanna che cresceva nel deserto [11].

I Namaqua, la popolazione stanziata nella regione detta Namaqualand, compresa fra Sudafrica, Namibia e Botswana lo usano da sempre come narcotico e ne sono dipendenti. Per loro è una sorta di panacea che impiegano contro dolore e fame.
Le madri masticano le radici e somministrano la saliva ai figli sin da piccoli [12].

Tra i nativi, oltre che come euforizzante ed intossicante, si impiega a dosaggi ridotti anche come ansiolitico, calmante, analgesico, sonnifero, antiasmatico, per il trattamento di indigestioni, disturbi gastrici o della dipendenza da alcolici e per favorire una certa apertura mentale.
La kanna viene consumata anche durante il parto per limitare dolore, nausea, disturbi gastrici e costipazione e favorire la contrazione dell’utero.
Nei bambini piccole dosi venivano infuse nel latte materno o nel grasso di pecora per favorire il riposo e combattere le coliche infantili.

STORIA
Peter Floris, luogotenente del vascello inglese “The Globe” fu il primo occidentale a scrivere sul kanna nel 1610 identificandolo come radice di Ningimm, Una corruzione del nome vernacolare usato per ginseng.
Infatti la pianta era estremamente preziosa ed ambita da mercanti olandesi e giapponesi (i primi a scoprirne il valore), una sorta di ginseng di Città del Capo. L’inglese aggiunse che il periodo giusto per la raccolta era compreso tra dicembre, gennaio e febbraio e che i locali la chiamavano “Canna” [13].
Nel 1625 il chierico inglese Samuel Purchas riportò che la pianta era molto richiesta in Giappone per le sue proprietà medicinali, notò inoltre che diventasse tenera e dolce come i semi di anice quando matura [14].

Nel 1657 Jan van Riebeeck, il primo comandate della stazione della Compagnia olandese delle Indie orientali a Capo di Buona Speranza, venne a sapere dai locali che il rame dei monili tribali proveniva dalla tribù di Pastori Namaqua a Nord.
Tra il 1659 e il 1663 sette spedizioni fallirono nel raggiungere la terra dei Namaqua per via del terreno difficile e montagnoso.
Nel 1662 Riebeeck ricevette delle pecore e del kanna dagli indigeni in cambio dei sui doni e dichiarò che quest’ultima fosse simile al ginseng Cinese [15].

Nel 1682 il popolo Namaqua visitò la stazione Olandese di Baia della Tavola portando dei pezzi di rame di buona qualità, ciò spinse Hendrik van Rheede tot Drakenstein, un commissario della compagnia, ad autorizzare il comandante van der Stel a guidare personalmente una spedizione per cercare i giacimenti di rame.
Inoltre sperava di instaurare buone relazione coi Namaqua e raccogliere informazioni sul territorio e le piante più interessanti della zona.
La spedizione partì nell’Agosto del 1695 ed era composta dal comandante, i suoi tre schiavi, un navigatore, un mineralogista, un farmacista, un cartografo, un principe di Makassar, 56 occidentali e e 46 locali come traduttori, foraggiatori e cocchieri.
Il cartografo, il pittore tedesco Heinrich Claudius, era stato inviato a Città del Capo per raccogliere campioni botanici per un collezionista privato ma era stato poi trattenuto dalla Compagnia delle Indie per le sue conoscenze di erborista e la sua abilità nei disegni.
Non si sa che fine abbia fatto l’originale del resoconto della spedizione e delle sue illustrazioni, ma la copia custodita presso la libreria del Trinity College riporta due immagini sui paesaggi delle Montagne di Rame, un uomo e una donna Namaqua, 43 specie di piante, 11 di uccelli, nove rettili, otto insetti e un pesce.
Nella didascalia dell’immagine dello Sceletium, che raffigura il fiore e le foglie scheletrizzate, scrive “Questa pianta si trova presso i Namaqua e in poche altre montagne. Si raccoglie a Ottobre e si chiama Canna. Viene tenuta dai locali in gran considerazione come il betel o l’Areca tra gli Indiani. Masticano gli steli e le radici tutto il giorno e ne vengono intossicati. Dato il suo effetto e il suo sapore fragrante e ricco ci si può aspettare di trarre un buon profitto dalla sua coltivazione” [16].

Nel 1726 il ministro olandese François Valentijn scrisse nel suo libro (Descrizioni di Capo Buona Speranza) che la kanna degli Ottentotti somigliasse molto al Ginseng dei Cinesi [17].
Viene però corretto in seguito dallo Scienziato De la Caille che sottolineò l’enorme differenza tra le due piante. Questi spiegò che la radice veniva raccolta tra Novembre e Dicembre, inumidita e preparata con un po di miele, quindi lasciata sulle rocce a fermentare. Quando la finiscono rimangono malati e si riprendono mangiando dell’orca [18].
Il botanico Svedese Carl Peter Thunberg fece due viaggi nella Provincia del Capo Orientale in Sudafrica tra il 1772 e il 1774 riportando che ci fossero preziose piante narcotiche nelle vicinanze dell’odierna città di Oudtshoorn nel Piccolo Karoo, area precedentemente occupata dalla tribù Attaqua dei Khoikhoi.
Questa zona è nota ancora oggi con il nome di Kannaland.
Scese nel dettaglio identificando la pianta col nome latino Mesembryanthemum emarcidum e sulla sua preparazione tradizionale: la pianta intera veniva arrotolata come tabacco e lasciata a fermentare, poi quando avevano sete o caldo la masticavano. Si trovava solo nelle zone più aride e veniva spesso barattata per bestiame o altri beni. [19].
La prima distinzione sul materiale fermentato e non e sulle diverse specie viene fatta da Tully nel 1858 che scrisse che l’emarcidum come il tabacco era attivo solo dopo essere stati trattati in un certo modo,, mentre il tortuosum era narcotico anche senza preparazioni [20]
In seguito anche Dragendorff rimarcò la differenza tra le due specie, riferendosi all’emarcidum come un narcotico leggero che veniva prevalentemente fumato [21].
Nel 1871 i due antropologi tedesci W. H. I. Bleek e Lucy C. Lloyd riuscirono ad ottenere la custodia di due prigionieri San che identificarono individualmente il campione di Sceletium come kaauwgoed, che significa “roba da masticare”. Il nome in Xam (linguaggio tradizionale Sudafricano) era !k”wa:ï or !k”wai:n [22].

5 anni dopo l’Esposizione universale del 1851 di Londra la kanna divenne disponibile come fitofarmaco negli USA e venne classificata come narcotico nei manuali di di Hobbs [23] e Nicholl [24].

FONTI NATURALI DEGLI ALCALOIDI MESEMBRINICI
Nel 1914 Zwicky analizzò nel dettaglio 40 specie del genere Mesembryanthemum trovando alcaloidi in oltre la metà di queste [25].
Nel ’96 le specie appartenenti al genere unico Mesembryanthemum vennero divise tra Cleretum, Carpobrotus e Sceletium [26].
Herre affermò che il principio attivo era presente in altre Aizioaceae, ma a basse concentrazioni rispetto allo Sceletium [27].
Studi recenti condotti con la cromatografia su strato sottile (tlc) hanno rilevato alcaloidi mesembrinici in diverse specie delle Mesembryanthemaceae , ma solo nel genere Sceletium le percentuali sono sufficienti ad evocare effetti psicotropi.
L’unico altro genere ad avere concentrazioni apprezzabili di mesembrina (circa il 13.6% di quelle dello Sceletium) è Aptenia, ma manca del mesembrenone un altro importante alcaloide [28].

Ci sono 8 specie diverse nel genere Sceletium che vengono divise in due sottogruppi principali in base al tipo di foglia e venatura.
Il primo sottogruppo è del tipo emarcidum e raccoglie emarcidum, exalatum e rigidum; è caratterizzato da una foglia più piatta solcata da una venatura centrale principale da cui dipartono delle linee curve secondarie.
Il secondo, del tipo tortuosum comprende tortuosum, crassicaule, strictum, expansum e varians; presenta foglie più concave e più venature maggiori parallele tra loro [29].

Già Zwicky aveva notato che la mesembrina era presente anche nello Sceletium expansum. Jacobsen aggiunse in seguito che si trovava in tutte le specie di Sceletium [30].
Nel 1974 Jeff riportò la presenza di 5 nuovi alcaloidi (alcaloide A4, N-formiltortuosamia, tortuosamina, 4′-O-demetilmesembrenone, ∆7mesembrenone e sceletone) nello Sceletium tortuosum e nello strictum. [31].
Tuttavia solo in questa seconda specie il contenuto di mesembrenone è vicino a quello della mesembrina che invece domina completamente il profilo chimico del tortuosum.
In seguito furono isolati 3 nuovi alcaloidi (joubertiamina, diidrojubertiamina, deiidrojubertiamina) correlati al mesembrano e diversi dalla mesembrina nel tortuosum [32] e nel varians [33].

Studi recenti effettuati con la cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) hanno dimostrato l’assenza degli alcaloidi mesembrinici di riferimento (Δ7mesembrenone, mesembranolo, mesembrenone, mesembrina, epimesembranolo) nel sottogenere di tipo emarcidum, dove sono stati rilevati altri composti non identificati prima.
Nel sottogruppo tortuosum sono stati identificati mesembrina, mesembranolo, mesembrenone ed epimesembranolo; nella specie tortuosum i livelli di mesembrina sono molto più alti (2,20% contro lo 0,30% dell’expansum e il 0,68% dello strictum) [34].

Nonostante la composizione chimica ancora sconosciuta, è lo Sceletium emarcidum la principale specie coltivata ed esportata nel mondo anche se spesso come tortuosum.
Le specie sono indistinguibili una volta trattate ed essiccate.
L’emarcidum risulta più robusto e produttivo.

FERMENTAZIONE
Nel 1998 viene analizzato un campione di kanna essiccato in forno senza prima essere stato trattato contro uno fermentato. Nel secondo i livelli di mesembrina risultarono minori e quelli di mesembrenone molto più alti [35].
Uno studio recente conferma la riduzione nei livelli di mesembrina già notata da Smith.
I campioni passarono dall’1,33% di mesembrina allo 0,68% dopo 5 giorni, incrementando il contenuto di Δ7mesembrenone da tracce allo 0,07%.
I contenuti di mesembranolo, mesembrenone e epimesembranolo rimasero constanti (0,14%, 0,15% e 0.4%, rispettivamente).
In un secondo test dopo 14 giorni di fermentazione la mesembrina passò dal 2,2% allo 0,8% e Δ7mesembrenone da tracce allo 0,18% [36].

La riduzione nei livelli di mesembrina e la maggiore presenza di mesembrenone potrebbero spiegare gli effetti più gentili riportati dagli psiconauti rispetto ai bioessay fatti col materiale semplicemente essiccato in forno per eliminare l’acido ossalico e la presenza di collaterali come mal di testa e tremori associati alla maggiore attività sul trasportatore 5-HT.
La mesembrina infatti ha un azione narcotica molto blanda e non spiega l’effetto sedante del kanna fermentato.

SPERIMENTAZIONI
I primi studi farmacologici sulla pianta vennero condotti da Meiring nel 1895 che estrasse gli alcaloidi della pianta e li inietto su una rana notando un marcato effetto ipnotico. Quindi continuò la sperimentazione con una tintura scoprendo l’alto potenziale analgesico privo di effetti collaterali di rilievo.
Consegnò al Dr. Rubenstein il resto del materiale secco per riportarlo in Germania, qui il Dr. Fromm di Freiburg riuscì ad isolare un composto cristallino che aveva un azione simile alla morfina [37].

Nel 1905 Juritz notò che la pianta causasse midriasi, oltre ad essere soporifera e a ridurre le sensazioni fisiche [38].

Nel 1903 Zwicky isolò un estratto di alcaloidi dallo Sceletium tortuosum che chiamò ”mesembrin”, dopo averlo sottoposto a diversi test chimici concluse che non aveva affinità con la cocaina.
Durante la masticazione di 5g di kanna riportò un spore amaro e sgradevole, irritante per la mucosa orale; quindi nausea, mal di testa, inappetenza e un leggero aumento della temperatura corporea.
Con 15g in decotto sperimentò una forte pressione alla testa, mal di testa ed effetti simili al primo esperimento; con un estratto di alcaloidi (150mg) congestione a testa, naso ed orecchie, stanchezza, leggeri tremori agli arti, mal di testa, depressione ed perdita dell’appetito fino a 7 ore dopo l’assunzione [39].

In seguito un alcaloide cristallino puro venni isolato dal kanna ed identificato col nome di mesembrina assegnandogli la formula chimica C17H23NO3, per la struttura chimica venne classificato tra gli esteri degli alcaloidi tropanici [40].

Intorno agli anni ’90 l’archeologa Fiona M. Archer stava studiando le piante medicinali dei Namaqua tra cui lo Sceletium tortuosum, di cui descrisse anche la preparazione tradizionale che durava ben 9 giorni.
Si impiegava la pianta completa che veniva pestata ripetutamente con delle pietre, quindi coperta nella sabbia e lasciata fermentare per diversi giorni al sole dentro delle sacche di pelle animale.
Infine esposta al sole diretto e fatta essiccare [41].
Lei stessa testò la pianta riportando alterazioni nella percezione del tempo e dello spazio.

Nigel Gericke incontrò la donna mentre cercava piante dal potenziale psichedelico in quelle zone dell’Africa e ricevette un campione di kanna preparato dai Namaqua.
Masticandone qualche grammo Gericke notò un rush improvviso d’euforia dopo 10m, quindi nel corso di un ora divenne uno stato di calma profondo che durò fino a 4-5 ore.
Entusiasmato da questi risultati interessanti, il ricercatore cominciò a sperimentare la pianta con la Archer e sua moglie Olga donando anche diversi campioni ad amici e colleghi.
Da diversi resoconti personali sugli effetti del kanna si evinse un marcato effetto ansiolitico, da solo o in combinazione con l’alcol o la cannabis stimolava la socialità e riduceva le inibizioni.
Inoltre riduceva i craving da nicotina, alcol o cannabis.
Un utente lo arrivò a definire come un siero della verità, in un altro, consumatore cronico di cannabis e alcol, indusse un flashback traumatico su un conflitto armato a cui aveva partecipato.
Alcuni notarono anche un aumento della percezione tattile e un effetto afrodisiaco [42].

FARMACOLOGIA

Il kanna non è solo un SSRI: gli effetti empatogeni sperimentati in primo luogo da Gericke che la paragona ad una versione più “tranquilla” delle MDMA non si possono spiegare con la sola azione sul trasportatore della serotonina.

INIBITORE TRASPORTATORE SEROTONINA (SERT)
Estratti a base di Sceletium tortuosum inibiscono la ricaptazione della serotonina, i composti responsabili sono mesembrina, mesembrenone e mesembronolo.
Il composto più potente è la mesembrina con un valore Ki of 1.4nM, superiore a quello della fluoxetina (Prozac) [43].

ATTIVATORE TRASPORTATORE VESCICOLARE DI MONOAMMINE (VMAT-2)
La somministrazione di un estratto ad alto contenuto di mesembrina ha indotto la sovraregolazione del recettore VMAT-2 con effetti complessi sul rilascio di diverse monoammine [44].

INIBITORE PDE4
Mesembrenone, mesembrina e mesembrenolo hanno dimostrato di agire anche come inibitori della PDE4B, il più potente è il mesembrenone che si configura come un doppio inibitore 5HT e PDE4B.
Si ipotizza che queste due azioni possano avere risvolti sinergici: il trattamento ripetuto con un SSRI può infatti sovraregolare la PDE4 [45].
Le fosfodiesterasi PDE4 hanno un ruolo essenziale nella regolazione della concentrazione intracellulare di cAMP. In soggetti depressi i livelli di cAMP sono al di sotto della norma e l’azione di un inibitore li può riequilibrare, questo meccanismo è alla base del loro effetto antidepressivo [46].

RECETTORE NMDA
Zembrin, un estratto standardizzato di Sceletium tortuosum, riduce leggermente l’azione di un agonista NMDA [43].
Questo meccanismo potrebbe spiegare l’azione bivalente stimolante/sedante che il kanna manifesta in alcuni utenti.

RECETTORE PER IL QUISQUALATO (AMPA)
Zembrin, un estratto standardizzato di Sceletium tortuosum, annulla l’azione di un agonista AMPA; dimostrando di avere una forte influenza sulla trasmissione di questo recettore [43].

INIBITORE MAO-A
La somministrazione di un estratto ad alto contenuto di mesembrina ha manifestato una leggera azione inibitrice sull’enzima MAO-A [47].

INIBITORE ACETILCOLINESTERASI
La somministrazione di un estratto ad alto contenuto di mesembrina ha manifestato una leggera azione inibitrice sull’attività dell’enzima acetilcolinesterasi [43].
Questo meccanismo potrebbe stare alla base dell’applicazione in medicina popolare come potenziatore delle capacità cognitive

INIBITORE BUTIRRILCOLESTERASI
Solo la mesembrina è risultata attiva inibendo l’azione di quest’enzima del 38% alla dose di 300 μM [34].
.
INIBITORE NORADRENALINA
Estratti a base di Sceletium tortuosum mostrano anche una debole azione sulla ricaptazione della noradrenalina [34].

ATTIVATORE GABA-A E B
Ad alti dosaggi estratti a base di Sceletium tortuosum attivano il recettore GABA-A (IC50 148 μg/ml) e B (IC50 >750μg/ml) [34].
Questo meccanismo potrebbe contribuire agli effetti sedativi ed ansiolitici della pianta.

ATTIVATORE RECETTORI μ- E δ2-OPPIODI
Ad alti dosaggi estratti a base di Sceletium tortuosum attivano i recettori μ- (IC50 213 μg/ml) e δ2-oppiodi (IC50 236μg/ml) [34].
Questo meccanismo potrebbe contribuire agli effetti narcotici della pianta.

AGONISTA RECETTORE DELLA COLECISTOCHININA (CCK1)
Ad alti dosaggi estratti a base di Sceletium tortuosum attivano il recettore CCK1 (IC50 676 μg/ml) [34].
Questo meccanismo potrebbe contribuire agli effetti sulla fame e la funzionalità gastrica contemplati tra le applicazioni tradizionali.

AZIONE COMPLESSIVA PRINCIPALE
Studi recenti hanno dimostrato che l’azione sulla ricaptazione della serotonina è secondaria a quella di agente di rilascio delle monoammine [43].
Gli effetti del kanna sono infatti molto più complessi di quelli di un SSRI naturale come può essere considerato l’iperico.

APPLICAZIONI TERAPEUTICHE

DISTURBI DEPRESSIVI
Alcaloidi estratti dallo Sceletium tortuosum hanno dimostrato un significativa azione antidepressiva nei topi, ma anche un collaterale effetto atassico.
La mesembrina isolata invece non presenta effetti collaterali o potenziale d’abuso [1].

Gericke stesso aveva già testato il kanna alla dose di 50mg orali su un paziente affetto da depressione severa.
Il soggetto, una dottoressa di 29 anni, riportò dapprima un aumento nella sintomatologia ansiogena che scomparve dopo la prima settimana di somministrazione giornaliera.
Dopo 1-2 settimana iniziò a notare aumenti progressivi nel tono dell’umore con miglioramenti nei confronti di insonnia, ansia, energia ed interesse verso le normali attività quotidiane.
L’unico effetto collaterale a parte l’ansia iniziale era rappresentato da un calo dell’appetito.

Un secondo caso, un uomo sposato a cui era stato diagnosticata depressione maggiore postnatale con annessa ipertensione e tratti borderline della personalità, venne trattato con la stessa dose di kanna al giorno ed alla sera.
I primi miglioramenti si notarono subito: elevazione del tono dell’umore, riduzione del sonno e del senso di stanchezza; dopo 6 settimane era completamente guarito [48].

ANSIA
La somministrazione di Zembrin alla dose di 25mg in 17 studenti in buona salute (18-21 anni) ha dimostrato effetti importanti a carico dell’amigdala.
L’ansia è caratterizzata da un alta responsività dell’organo che in genere si attiva con stimoli negativi inaspettati durante l’elaborazione di stimoli percettivi.
In questo studio i ricercatori hanno notato un’attenuazione significativa della reattività dell’amigdala che si ipotizza sia spiegata da un maggiore controllo cognitivo verso la risposta alla minaccia.
La riduzione nel grado di connettività tra amigdala ed ipotalamo supporta quest’ipotesi.
I due organi sono connessi attraverso il nucleo del letto della stria terminale, un’area chiave per lo sviluppo di comportamenti ansiosi [2].

Uno studio precedente condotto sui ratti aveva dimostrato che la somministrazione di un estratto a base di kanna riduceva i comportamenti di autoconsolazione dovuti allo stress psicologico [49].

TOSSICODIPENDENZE
Non ci sono ricerche in quest’ambito ma le testimonianze raccolte da Gericke riportano più volte effetti positivi nei confronti dei craving da alcol, cannabis e nicotina compatibili con l’attenuazione dell’attività dell’amigdala, l’effetto antipsicotico e la neurogenesi legate all’attività sulla PDE4.
L’effetto sui recettori oppiodi potrebbe anche spiegare l’attenuazione dei sintomi dovuti all’astinenza.
Inoltre la somministrazione cronica sembra contrastare i danni a carico dei recettori della serotonina indotto dall’abuso dell’MDMA.

CAPACITA’ COGNITIVE E PATOLOGIE NEURODEGENERATIVE
In uno studio randomizzato a dopio cieco su su 21 volontari di età media 54 anni la somministrazione di zembrin alla dose di 25 e 50 mg per 3 settimane ha migliorato la funzione esecutiva e la flessibilità cognitiva.
L’inibizione della PDE4 e la cascata cAMP-CREB risultante potrebbero spiegare quest’azione [3].

In un altra ricerca a doppio cieco nelle rilevazione EEG è stato notato un aumento dell’attività teta durante i test cognitivi ed a riposo, un aumento della potenza spettrale alfa1 ed alfa2 durante i test più evidente nella regione centro-occipitale.
Inoltre i dati mostrarono meglioramenti significativi nei test di calcolo aritmetico e connessione dei numeri.
Anche l’indice d’ansia risultava ridotto [46].

IPERTENSIONE
Un estratto ad alto contenuto di mesembrina ha mostrato potenziali effetti ipotensivi attraverso la modulazione adrogenica.
I ricercatori hanno notato un aumento nei livelli di pregnenolone e un decremento in quelli di 16-idrossiprogesterone (17-OHP) in un modello di stimolazione da forskolina, suggerendo l’inibizione degli enzimi del citocromo CYP17.
Inoltre previene l’innalzamento dei livelli di cortisolo indotto dal diterpene ed riduce quelli basali, ciò porta a pensare all’inibizione degli enzimi 3βHSD e 17βHSD.
L’estratto riduce anche i livelli di angiotensina II e l’aumento dell’aldosterone indotto dalla forskolina [50].

INFIAMMAZIONE
Un estratto ad alto contenuto di mesembrina ha espresso una significativa azione citoprotettiva nei confronti della stimolazione da LPS, diminuendo la viabilità mitocondriale senza influenzare la risposta immunitaria all’endotossina.
L’analisi delle citochine rileva un’azione antinfiammatoria, i ricercatori suggeriscono potenziali applicazioni nel trattamento dell’infiammazione sistemica [51].
Un altro studio conferma quest’azione farmacologica che manca negli estratti ad alto contenuto di Δ7mesembrenone ed è presente in quelli ad alto contenuto di mesembrina [52].

POTENZIALE D’ABUSO E DIPENDENZA
Nel 1995 Gericke si fece accompagnare dal Dr. McCarthy, psichiatratra dell’ospedale di Valkenberg ed esperto di tossicodipendenze, per somministrare
un questionario sulla dipendenza ai locali della regione di Namaqua.
Intervennero 3 guaritori e 8 consumatori cronici.
Tutti negarono che il kanna avesse effetti allucinogeni o psicotomimetici.
La pianta veniva usata come intossicante solo dagli uomini più anziani, mentre per il resto della comunità era un importante pianta medicinale che fungeva da sedativo, lassativo, anticolico, analgesico e per detossificare dall’alcol. Per gli usi terapeutici i dosaggi erano esigui rispetto a quelli ricreazionali.
In base a quanto esposto da tutti i partecipanti dava meno dipendenza ed assuefazione di alcol, tabacco o cannabis.
Non c’erano sintomi d’astinenza anche dopo mesi di consumo intensivo [53].

Studi tossicologici recenti hanno individuato il NAOEL, la dose massima prima della comparsa di effetti tossici sopra i 5.000mg/kg (in un modello di somministrazione ripetuta per 14 giorni) [54].
I risultati confermano i test precedenti effettuati su cani [55] e gatti [56], il kanna risulta sicuro in modelli acuti e cronici anche a dosaggi medicinali relativamente alti.

FITOCOMPLESSO

Gli alcaloidi dello Sceletium tortuosum si distinguono in 4 gruppi diversi.

TIPO MESEMBRINICO
🧩Mesembrina
Si trova ad una media dell’1% nel tortuosum, a concentrazioni più basse nello strictum e nell’expansum [57].
In base ad alcune ricerche è il composto più selettivo come inibitore della ricaptazione della serotonina, 20 volte più potente del mesembrenone e 87 del mesembrenolo [34]
Ha un’attività più modesta verso la fosfodiesterasi-4 (PDE4B).
Riduce la trasmissione mediata dai recettori AMPA del glutammato
Diversamente dagli altri due alcaloidi ha mostrato di inibire l’attività della butirrilcolinesterasi.
🧩Mesembrenone
0,76% strictum; 0,16% tortuosum; 0,03% expansum [57].
E’ il più attivo nei confronti della fosfodiesterasi-4 (PDE4), 17 volte più potente della mesembrina e 34 del mesembrenolo [34].
Riduce la trasmissione mediata dai recettori AMPA del glutammato
🧩Mesembrenolo
Alcaloide più abbondante nello strictum [31].
Riduce la trasmissione mediata dai recettori AMPA del glutammato come altri alcaloidi del gruppo ma diversamente da mesembrina e mesembrenone contrasta efficacemente l’azione di un AMPA agonista [46].
🧩Mesembranolo
0,18% tortuosum; tracce nell’expansum [57].
Riduce la trasmissione mediata dai recettori AMPA del glutammato come altri alcaloidi del gruppo ma diversamente da mesembrina e mesembrenone contrasta efficacemente l’azione di un AMPA agonista.
Si ipotizza che insieme al mesembrenolo sia il principale responsabile degli effetti ansiolitici del kanna [46].
🧩Epimesembranolo
0,41% tortuosum; tracce nell’expansum [57].
🧩Δ7mesembrenone
Tracce nel tortuosum e nello strictum [31].
Con la fermentazione parte delle mesembrina viene convertita in questo composto che sembra agire principalmente come un potente antiossidante [36].
🧩Sceletenone
Tracce nel tortuosum e nello strictum [31].

TIPO SCELETIUM A4
🧩Alcaloide Sceletium A4
L’alcaloide sceletium A4 si trova come racemato parziale nel tortuosum e nello strictum [31]
🧩Diidropidropiridone base
Piccole quantità nel tortuosum [58].

TIPO TORTUOSAMINICO
🧩Tortuosamina
Isolata nel tortuosum [59].
🧩N-formiltortuosamina
Piccole quantità nel tortuosum [58].
🧩N-acetiltortuosamina
Piccole quantità nel tortuosum [58]

DI TIPO JUBERTIAMINICO
🧩Jubertiamina
Isolata nel tortuosum [32] e nel varians [33].
🧩Diidrojubertiamina
Isolata nel tortuosum [32] e nel varians [33].
🧩Deidrojubertiamina
Isolata nel tortuosum [32] e nel varians [33].

1)Loria, Melissa J., et al. “Effects of Sceletium tortuosum in rats.” Journal of ethnopharmacology 155.1 (2014): 731-735.

2)Terburg, David, et al. “Acute effects of Sceletium tortuosum (Zembrin), a dual 5-HT reuptake and PDE4 inhibitor, in the human amygdala and its connection to the hypothalamus.” Neuropsychopharmacology 38.13 (2013): 2708-2716.3)Chiu, Simon, et al. ”

3)Proof-of-concept randomized controlled study of cognition effects of the proprietary extract Sceletium tortuosum (Zembrin) targeting phosphodiesterase-4 in cognitively healthy subjects: implications for Alzheimer’s dementia.” Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine 2014 (2014).

4)Bennett, Amber C., and Carine Smith. “Immunomodulatory effects of Sceletium tortuosum (Trimesemine™) elucidated in vitro: implications for chronic disease.” Journal of ethnopharmacology 214 (2018): 134-140.

5)P. Kapewangolo, et al. “Sceletium tortuosum demonstrates in vitro anti-HIV and free radical scavenging activity.” South African Journal of Botany Volume 106, September 2016, Pages 140–143

6)Swart, A. C., and C. Smith. “Modulation of glucocorticoid, mineralocorticoid and androgen production in H295 cells by Trimesemine™, a mesembrine-rich Sceletium extract.” Journal of ethnopharmacology 177 (2016): 35-45.

7)Lewis-Williams, J. David. Believing and seeing: symbolic meanings in southern San rock paintings. London: Academic Press, 1981.

8)Smith, Michael T., et al. “Psychoactive constituents of the genus Sceletium NE Br. and other Mesembryanthemaceae: a review.” Journal of ethnopharmacology 50.3 (1996): 119-130.

9)Laidler, P. W. “The magic medicine of the Hottentots.” South African Journal of Science 25 (1928).

10)Holmes, E. M. “MATERIA MEDICA NOTES.” American Journal of Pharmacy (1835-1907) (1874): 286.

11)Gericke, Nigel. “Kabbo’s! Kwaiń: The Past, Present and Possible Future of Kanna.” The ethnopharmacological search for psychoactive drugs (2018): 122-150.

12)Watt, John Mitchell, and Maria Gerdina Breyer-Brandwijk. “The Medicinal and Poisonous Plants of Southern and Eastern Africa being an Account of their Medicinal and other Uses, Chemical Composition, Pharmacological Effects and Toxicology in Man and Animal.” Edn 2 (1962).

13)Moreland, William Harrison, ed. Peter Floris, his Voyage to the East Indies in the Globe, 1611-1615: The Contemporary Translation of his Journal. Taylor & Francis, 2017.

14)Purchas, Samuel. “Purchas his Pilgrimes: In five bookes. 5 vols.” London: William Stansby for Henrie Fetherstone 1625.3: 1135.

15)Smith, Christo Albertyn. “Common names of South African plants.” (1966).

16)Van der Stel, Simon. Simon van der Stel’s journey to Namaqualand in 1685. Human & Rousseau, 1979.

17)Valentijn, François. “Beschryvinge van de Kaap der Goede Hoope. Deel I.” (2011).

18)La Caille, Nicolas Louis de. Journal historique du voyage fait au Cap de Bonne-Espérance. Guillyn, 1763.

19)Thunberg, Carl Peter. Travels at the Cape of Good Hope, 1772-1775: based on the English edition London, 1793-1795. No. 17. Van Riebeeck Society, The, 1986.

20)Tully, William. Materia Medica; Or, Pharmacology and Therapeutics. Vol. 1. J. Church, 1857.

21)Dragendorff, Georg. Die heilpflanzen der verschiedenen völker und zeiten: ihre anwendung wesentlichen bestandtheile und geschichte. Ferdinand Enke, 1898.

22)Prada-Samper, José M. de. “The plant lore of the/Xam San://Kabbo and≠ Kasiŋ’s identification of Bushman medicines.” (2007).

23)CE Hobb’s Botanical Hand-book of Common Local, English, Botanical and Pharmacopoeial Names Arranged in Alphabetical Order, of Most of the Crude Vegetable Drugs, Etc., in Common Use: Especially Designed as a Reference Book for Druggists and Apothecaries. CC Roberts, 1876.

24)Nicholl, J.M., 1895. Botanical Ready Reference. Murray & Nicholl Manufacturing Company, Chicago.

25)Zwicky, Emil. “Über Channa, ein Genussmittel der Hottentotten.” Vierteljahrsschr. Naturforsch. Gesell. Zürich 58 (1913): 371-430.-130.

26)Gerbaulet, Maike. “Revision of the genus Sceletium NE Br.(Aizoaceae).(With 5 figures in the text).” Botanische Jahrbucher fur Systematik Pflanzengeschichte und Pflanzengeographie 118.1 (1996): 9-24.

27)Herre, Hans. “Genera of the Mesembryanthemaceae.” (1971).

28)Smith, Michael T., et al. “The distribution of mesembrine alkaloids in selected taxa of the Mesembryanthemaceae and their modification in the Sceletium derived ‘Kougoed’.” Pharmaceutical biology 36.3 (1998): 173-179.

29)Smith, Gideon F., et al. Mesembs of the world. Pretoria: Briza, 1998.

30)Jacobsen, Hermann. A Handbook of Succulent Plants: Mesembryanthemums (Ficoidaceae). Blandford Press, 1960.

31)Jeffs, Peter W., et al. “Sceletium alkaloids. VI. Minor alkaloids of S. namaquense and S. strictum.” The Journal of Organic Chemistry 39.18 (1974): 2703-2710.

32)Arndt, R. R., and P. E. J. Kruger. “Alkaloids from sceletium joubertii L. Bol. The structure of joubertiamine, dihydrojoubertiamine, and dehydrojoubertiamine.” Tetrahedron letters 11.37 (1970): 3237-3240.

33)Herbert, Richard B., and Abdullah E. Kattah. “The biosynthesis of Sceletium alkaloids in Sceletium subvelutinum L. Bolus.” Tetrahedron 46.20 (1990): 7105-7118.

34)Harvey, Alan L., et al. “Pharmacological actions of the South African medicinal and functional food plant Sceletium tortuosum and its principal alkaloids.” Journal of ethnopharmacology 137.3 (2011): 1124-1129

35)Smith, Michael T., et al. “The distribution of mesembrine alkaloids in selected taxa of the Mesembryanthemaceae and their modification in the Sceletium derived ‘Kougoed’.” Pharmaceutical biology 36.3 (1998): 173-179.

36)Patnala, Srinivas, and Isadore Kanfer. “Investigations of the phytochemical content of Sceletium tortuosum following the preparation of “Kougoed” by fermentation of plant material.” Journal of ethnopharmacology 121.1 (2009): 86-91.

37)Meiring, Isaac. “Notes on some experiments with the active principle of Mesembrianthemum tortuosum, L.” Transactions of the South African Philosophical Society 9.1 (1895): 48-50.

38)Juritz, C.F., 1905. Report of the joint meeting of the British Association for the Advancement of Science and the South African

39)Zwicky, Emil. “Über Channa, ein Genussmittel der Hottentotten.” Vierteljahrsschr. Naturforsch. Gesell. Zürich 58 (1913): 371-430.

40)Rimington, C. L. A. U. D. E., and G. C. S. Roets. “Notes upon the isolation of the alkaloidal constituent of the drug’channa’or’kougoed'(Mesembryanihemum anatomicum and Mesernbryanthemum tortuosum).” Onderstepoort Journal of Veterinary Science and Animal Industry 9 (1937): 187-191.

41)Archer, Fiona M. Ethnobotany of Namaqualand: the Richtersveld. Diss. University of Cape Town, 1994.

42)Zwicky, Emil. “Über Channa, ein Genussmittel der Hottentotten.” Vierteljahrsschr. Naturforsch. Gesell. Zürich 58 (1913): 371-430.-130.

43)Coetzee, Dirk D., Víctor López, and Carine Smith. “High-mesembrine Sceletium extract (Trimesemine™) is a monoamine releasing agent, rather than only a selective serotonin reuptake inhibitor.” Journal of ethnopharmacology 177 (2016): 111-116.

44)Ye, Ying, Keasha Jackson, and James M. O’Donnell. “Effects of repeated antidepressant treatment on type 4A phosphodiesterase (PDE4A) in rat brain.” Journal of neurochemistry 74.3 (2000): 1257-1262.

45)Fleischhacker, W. Wolfgang, et al. “A multicenter double-blind study of three different doses of the new cAMP-phosphodiesterase inhibitor rolipram in patients with major depressive disorder.” Neuropsychobiology 26.1-2 (1992): 59-64.

46)Dimpfel, Wilfried, et al. “Effect of Zembrin® and four of its alkaloid constituents on electric excitability of the rat hippocampus.” Journal of ethnopharmacology 223 (2018): 135-141.]

47)Ye, Ying, Keasha Jackson, and James M. O’Donnell. “Effects of repeated antidepressant treatment on type 4A phosphodiesterase (PDE4A) in rat brain.” Journal of neurochemistry 74.3 (2000): 1257-1262.

48)Gericke, N. “Clinical application of selected South African medicinal plants.” Australian Journal of Medical Herbalism 13.1 (2001): 3.

49)Smith, C. “The effects of Sceletium tortuosum in an in vivo model of psychological stress.” Journal of ethnopharmacology 133.1 (2011): 31-36.

50)Swart, A. C., and C. Smith. “Modulation of glucocorticoid, mineralocorticoid and androgen production in H295 cells by Trimesemine™, a mesembrine-rich Sceletium extract.” Journal of ethnopharmacology 177 (2016): 35-45.

51)Bennett, Amber C., and Carine Smith. “Immunomodulatory effects of Sceletium tortuosum (Trimesemine™) elucidated in vitro: implications for chronic disease.” Journal of ethnopharmacology 214 (2018): 134-140.

52)Bennett, Amber Clare. Neuro-and immunomodulatory effects of Sceletium tortuosum. Diss. Stellenbosch: Stellenbosch University, 2018.

53)Gericke, N., 1995. Sceletium Project. Investigation of a Traditional Herbal Sedative. Unpublished research report for South African Druggists Ltd., 30 May 1995.

54)Murbach, Timothy S., et al. “A toxicological safety assessment of a standardized extract of Sceletium tortuosum (Zembrin®) in rats.” Food and chemical toxicology 74 (2014): 190-199.

55)Hirabayashi, M., et al. “Clinical application of South African tea on dementia dog.” Japanese Journal of Small Animal Practice 21 (2002): 109-113.

56)Hirabayashi, M., et al. “Clinical effects of South African tea for cat.” Japanese journal of small animals practice 23 (2004): 85-88.

57)Patnala, Srinivas, and Isadore Kanfer. “Chemotaxonomic studies of mesembrine-type alkaloids in Sceletium plant species.” South African Journal of Science 109.3-4 (2013): 01-05.

58)Jeffs, Peter W., Thomas M. Capps, and Richard Redfearn. “Sceletium alkaloids. Structures of five new bases from Sceletium namaquense.” The Journal of Organic Chemistry 47.19 (1982): 3611-3617.

59)Snyckers, F. O., F. Strelow, and A. Wiechers. “The structures of partial racemic Sceletium alkaloid A 4 and tortuosamine, pyridine alkaloids from Sceletium tortuosum NE Br.” Journal of the Chemical Society D: Chemical Communications 22 (1971): 1467-1469.

Tutte le informazioni relative ai nostri prodotti vengono fornite a titolo informativo: non vogliono incoraggiare atteggiamenti pericolosi e/o di illegalità.

Le informazioni su etnobotanica, chimica e farmacologia delle varie specie presenti nel sito sono descritte a scopo puramente educativo e non vogliono suggerire nessun applicazione medicinale o alimentare. I potenziali sintomi da intossicazione vengono riportati come forma di riduzione del danno.

I prodotti che trattiamo sono incensi, aromi naturali per ambienti, coloranti naturali, sementi da coltivazione, materiale botanico da collezione/esposizione. Non sono articoli destinati al consumo umano, leggi attentamente termini e condizioni prima di effettuare un eventuale acquisto https://www.visionecurativa.it/termini-e-condizioni/

 

Informazioni aggiuntive

Peso N/A

1 recensione per Kanna (Sceletium tortuosum)

  1. Leo (proprietario verificato)

    Ho adorato questa pianta; decisamente molto piacevole come aroma.

Aggiungi una recensione
Shop
Sidebar
0 Wishlist
0 Cart
Kanna (Sceletium tortuosum)
5.90 Scegli

Dovete avere 18 anni per visitare questo sito.

Verificate la vostra età

- -