Terapie antidiluviane: il metadone
INDICE
Il metadone è stato sintetizzato per la prima volta in Germania durante la II Guerra Mondiale come sostituto della morfina.
Viene largamente impiegato nella cura della dipendenza da eroina sin dal 1964, nel 2005 l’Organizzazione mondiale delle sanità lo ha inserito nella lista dei “farmaci essenziali”.
Questo composto sintetico ha un emivita molto più lunga dell’eroina (1), il fattore principale che ha spinto la comunità scientifica a considerarlo un ottimo farmaco per la gestione dei sintomi d’astinenza dalla stessa.
Tuttavia secondo le testimonianze in prima persona di moltissimi pazienti sembra che il metadone abbia un potenziale di dipendenza molto più alto dell’eroina anche se manca dell’effetto euforizzante responsabile della componente psicologica che spinge l’utente ad abusare dell’ultima.
Sono i pesanti sintomi d’astinenza, che si presentano già dopo un giorno dopo la mancata assunzione di una dose, ad incatenare i pazienti al metadone. Per questo le chiamano “terapie di mantenimento”, perchè mantengono l’utente ben lontano dalla disintossicazione (2). I trattamenti a lungo termine evidenziano numerosi deficit neurologici a carico di umore, velocità psicomotoria, memoria di lavoro, capacità decisionale, metamemoria ed in alcuni meccanismi di focus attenzionale (3).
Inoltre gli effetti collaterali periferici del metadone sono più debilitanti sul fisico: nausea, vomito, confusione, stanchezza, dolori muscolari e disturbi cardiaci (4). Le più comuni preparazioni farmaceutiche a base di metadone hanno un altissima percentuale di zucchero e sono la causa della tipica carie dei tossicodipendenti (5).
Indebolisce il centro respiratorio e quando si accumula nel sangue può indurre arresto respiratorio o morte (6), cosa che succede sovente per via della durata massima di 8 ore degli effetti acuti analgesici a dispetto dell’emivita che può superare le 24 ore.
Immagine da -Salgado, R. A., et al. “Methadone-induced toxic leukoencephalopathy: MR imaging and MR proton spectroscopy findings.” American Journal of Neuroradiology 31.3 (2010): 565-566.- Lesioni da leucoencefalopatia indotte dal metadone.
Davvero… come lo si può considerare un farmaco essenziale? Perchè può salvare la vita di un eroinomane in crisi di astinenza?
L’eroina dovrebbe essere considerata un farmaco essenziale per quell’applicazione… non quella da strada ma l’eroina pura da laboratorio. Così si eviterebbe di aggiungere un altra tossicodipendenza (forse la più dura) al conto di chi probabilmente già ne ha collezionate parecchie. Sono molti i pazienti che ritornano all’eroina con il fardello del metadone (7)… difficile spezzare entrambe le catene a quel punto.
Di seguito un elenco di piante impiegate nel trattamento delle dipendenze.
Il kratom è una droga a base di foglie di un albero tropicale (Mitragyna speciosa). Contiene un cocktail di alcaloidi estremamente vario (8) ed agisce sui recettori oppioidi inducendo effetti simili agli oppiacei tra cui euforia, rilassamento ed analgesia (9).
Inoltre si comporta anche come un agente protettivo verso molti dei disturbi indotti dall’abuso di oppiacei: stimola, energizza (10), riduce dolore ed infiammazione (11), combatte la diarrea (12), controlla la glicemia (13), contrasta le patologie leucemiche, rinforza le difese antiossidanti (14) ed immunitarie (15).
Ha un potenziale di dipendenza molto più basso e effetti collaterali di lievissima entità (il principale è una lieve costipazione), i sintomi d’astinenza sono fastidiosi ma non necessitano di cure o ospedalizzazione e durano molto meno rispetto a quelli dei comuni oppiacei.
Studi scientifici dimostrano che l’assunzione di kratom riduce i sintomi d’astinenza da eroina efficacemente se correttamente dosato (16), configurandosi come un farmaco per il trattamento acuto e la remissione della dipendenza di gran lunga preferibile al metadone.
Recentemente il kratom è stato bandito in Italia ed Eeuropa bloccando l’eventuale ricerca sulle sue potenzialità farmacologiche.
I semi di akuamma, il frutto di un raro albero africano (Picralima nitida), contengono degli alcaloidi indolici che agiscono come antagonisti ed agonisti dei recettori oppioidi (17).
E’ una droga di nuova diffusione e sta iniziando a sostituire il kratom da quando è stato reso illegale, secondo alcune testimonianze le due piante hanno effetti molto simili.
Alcune evidenze scientifiche e testimonianze aneddotiche sembrano suggerire che i semi di cumino nero riducano grandemente i sintomi dell’astinenza da eroina ed oppiacei, rinforzando allo stesso tempo sistema immunitario, funzionalità muscolare e salute ossea (18).
Allucinogeni (ayahuasca/lsd/mescalina/psilocibina)
Tutti i principali allucinogeni sembrano avere dei significativi effetti detossificanti per via dell’azione di agonismo ed antagonismo sul recettore della serotonina (19). In base a numerose testimonianze il cosiddetto “afterglow” che segue l’esperienza sembra distrarre da tutte compulsioni quotidiane e ridurre i sintomi psicologici della dipendenza.
Anche l’iboga ha un’azione simile, ma su questa c’è molto più materiale scientifico quindi conviene trattarla separatamente.
L’iboga (Tabernanthe iboga) è un albero che cresce solo in Camerun, Gabon e Congo. La corteccia di radice di questa pianta è ricca di ibogaina ed altri alcaloidi relativi indolici.
A dosaggi bassi e moderati ha un effetto stimolante e migliora la risposta endogena all’epinefrina (supportando l’impiego tradizionale per non sentire fatica, fame o come afrodisiaco). Tuttavia diversamente da cocaina, anfetamine ed altri comuni stimolanti è un agente simpaticostenico, non simpaticolitico (20); riducendo la pressione arteriosa. Inoltre contribuisce positivamente a regolare umore e benessere psicologico (21). Questo lo rende un potenziale farmaco ideale per il trattamento di neurastenia, sedentarietà ed altri disturbi in cui ad una sintomatologia debilitante si associno comorbidità ipertensivizzanti e depressive (22).
Le dosi alte, definite “flood doses”, hanno un effetto allucinogeno molto particolare: inducono delle visioni e guidano l’utente in un viaggio a ritroso nella sua esistenza per scoprire l’origine dei suoi problemi e capire i propri errori. Alcuni riportano di sentirsi completamente rinati dopo una sessione (23).
Le proprietà detossificanti dell’iboga nei confronti di eroina, oppiacei, alcool, stimolanti e persino tabacco sono state scoperte già nel 1985 in America dove sono state rilasciate alcune patenti farmaceutiche. Da queste risulta che già dopo una singola sessione “flood” è possibile eliminare i sintomi della sindrome d’astinenza (24).
La pianta lavora sulle cause che hanno portato allo sviluppo del comportamento morboso e ne elimina semplicemente il bisogno, i dosaggi più bassi possono allo stesso modo costituire una terapia ma necessitano di essere assunti per un periodo prolungato.
Ovviamente il caro Ministrero della Salute ha subito notato questa pericolosa sostanza che stava spopolando sulle strade e fra i giovani, rendendola da poco illegale insieme al kratom.
Ora capisco a malincuore che l’alto potenziale d’abuso e di dipendenza dell’ultimo possa minacciarne la legalità, ma l’iboga non si consuma per “sballarsi” o divertirsi. E’ un viaggio impegnativo di auto-miglioramento in cui si deve rimanere allettati per tre giorni, niente euforia o edonismo.
Non parliamo poi della difficoltà di consumare la dose di corteccia di radice se non si ha la carissima ibogaina isolata…